Giancaspro sbatte la porta a Paparesta, addio al cda di Bari con dura polemica, andrò in tribunale

Giancaspro sbatte la porta a Paparesta, addio al cda di Bari con dura polemica, andrò in tribunale
Per il Bari sembra non ci sia mai pace. Antonio Giancaspro, socio di minoranza della squadra biancorossa, ha deciso di dire basta.

L’imprenditore molfettese ha reso noto che si dimetterà dal consiglio di amministrazione ed annuncia che un pool di avvocati sarà incaricato per tutelare i suoi interessi e quelli del Bari.

La decisione di Giancaspro è stata dettata dalla mancata convocazione del cda entro il 18 maggio per la ricapitalizzazione del capitale de Bari.

Antonio Giancaspro ha comunicato la sua decisione di abbandonare il Bari con il seguente comunicato stampa: “Cosmo Antonio Giancaspro, nella sua qualità di legale rappresentante del socio di minoranza ribadisce che gli adempimenti previsti dall’articolo 2447 del Codice civile dovevano essere espletati con ogni urgenza non soltanto in base agli obblighi stabiliti dalla legge, ma anche nell’interesse pieno ed esclusivo di FC Bari 1908 spa, all’evidente fine di mettere in sicurezza la società in vista del finale di stagione e degli adempimenti necessari per l’ammissione al prossimo campionato”.

L’imprenditore molfettese ha anche comunicato che: “Preso atto del sostanziale impedimento fino a oggi determinato dall’ostruzionismo del socio di maggioranza e dall’incomprensibile inerzia sia dell’organo amministrativo, sia del collegio sindacale, Giancaspro comunica il venir meno della disponibilità del socio di minoranza a partecipare alla ricapitalizzazione della società in misura superiore alla partecipazione attualmente detenuta”.

Antonio Giancaspro ha detto di aver deciso di rassegnare le dimissioni dal cda di Bari e di aver dato mandato ai legali Raul Pellegrini e Virginia Patruno “di proporre fin da subito ogni opportuna azione giudiziaria a tutela dei diritti del  socio di minoranza e della stessa Fc Bari 1908 spa”.

Per l’imprenditore molfettese “Resta inalterata la volontà del socio di minoranza di conservare la sua partecipazione attuale del 5 per cento, infondata essendo ogni voce relativa ad una ipotetica sua cessione in favore del socio di maggioranza e/o di altri eventuali acquirenti, anche al fine di effettuare ogni opportuna attività di controllo nell’interesse proprio e della società partecipata”.