L’inquinamento luminoso cancella le stelle è quasi impossibile vedere la via Lattea

L'inquinamento luminoso sta cancellando le stelle gli italiani non vedo più la via Lattea

L’inquinamento luminoso sta provocando danni incalcolabili all’umanità. In particolare agli italiani che non riescono da un pò di tempo a intravedere nel cielo la via Lattea. Non sono ancora chiari i problemi che potrebbe creare l’inquinamento luminoso agli uomini e agli animali ma è certo che in molti paesi europei tra cui l’Italia è diventato quasi impossibile ammirare le stelle.

Riccardo Furgoni, uno dei tre ricercatori italiani che ha condotto lo studio, ha voluto chiarire che anche la tecnologia dell’illuminazione a led provoca inquinamento luminoso: “E a proposito della transizione verso i led salutati da molti come “panacea per tutti i mali” questo studio evidenzia i grandi rischi legati ad un uso indiscriminato di questa tecnologia. Ma non solo. L’inquinamento luminoso ha praticamente espulso la ricerca operativa in astronomia dall’Europa e, questo, è un danno sia culturale che economico. Ora gli osservatori svolgono per lo più attività didattica mentre per fare studi specifici ormai si va in Cile, alle Hawaii o alle Canarie dove la volta celeste, insomma, può essere ancora studiata”.

Uno degli inquinamenti che sta provocando più danni all’ambiente è quello luminoso. L’inquinamento è così diffuso che impedisce al 75% degli italiani di poter ammirare la sera, nel cielo, il maestoso spettacolo della Via Lattea.

In un primo momento si pensava che l’inquinamento luminoso creasse problemi solo agli animali e alle piante. In seguito però, gli studiosi, hanno dimostrato che questo tipo di inquinamento crea problemi anche agli uomini.

La luce artificiale che si disperde verso l’alto provoca l’impossibilità per l’uomo di vedere ad occhio nudo gli astri presenti nel cielo. L’impossibilità di vedere gli astri nel cielo potrebbe apparire come una grossa difficoltà solo per gli astronomi e gli astrofili che non hanno più la possibilità di poter utilizzare i loro sofisticati strumenti per osservare il cielo.

Secondo un recente studio, però, l’inquinamento luminoso è un problema per tutte le persone che non riuscendo a guardare le bellezze presenti nel cielo sono isolate dal reso dell’universo.

Lo studio sull’inquinamento luminoso è stato svolto da un team di ricercatori dei quali tre sono italiani, Fabio Falchi, Pierantonio Cinzano e Riccardo Furgoni.

La ricerca è stata svolta senza l’utilizzo dei fondi pubblici e solo grazie all’impegno e l’abnegazione dei tre ricercatori.

I ricercatori, in particolare, hanno studiato i dati ricevuti dai satelliti e grazie a un complicato modello di calcolo sono riusciti a comprendere quale fosse l’entità dell’inquinamento luminoso anche se non si conosce quali danni effettivi possa comportare sia all’uomo che all’ambiente che lo circonda.

Secondo quanto studiato dai ricercatori, anche le nuove tecnologia di illuminazione che stanno sempre più prendendo piede nel nostro pianeta, come i led, provocano inquinamento luminoso.

Lo studio è stato possibile grazie all’utilizzo dei dati ricevuti dai satelliti Suoni Npp di Nasa e Noaa. I ricercatori hanno utilizzato mezzi sofisticatissimi come 40 computer ed un software.

Gli studi hanno dimostrato che l’Italia e la Sud Corea sono le due nazioni dove l’inquinamento luminoso è più presente, mentre nazioni quali Canada e Australia sono meno colpite da questo particolare tipo d’inquinamento.

In particolare, in Europa i cieli che sembrano essere meno inquinati sono quelli della Scozia, della Svezia, della Norvegia e, in alcuni mesi dell’anno, anche quelli dell’ Austria e della Spagna.

Secondo i ricercatori, l’inquinamento luminoso nasconde al 33% della popolazione la via Lattea.

Fabio Falchi ha così commentato i risultati dello studio: ”Soprattutto ora che ci troviamo sulla soglia di una transizione mondiale verso la tecnologia led che, a parità di luce prodotta, potrà’ aumentare l’inquinamento luminoso nella parte blu dello spettro di un fattore tre”.

In Europa esistono aree ancora incontaminate che si trovano in Scozia, in Norvegia, in Svezia ed in alcune isole greche.