Riforma Pensioni e esodati Letta: tutti possibili cambiamenti alla riforma Fornero

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In questi giorni sotto esame del governo letta uno temi più discussi, più delicati e di più difficile soluzione: la pensione.

Ad essere esaminata infatti è l’intera materia del sistema previdenziale.

la materia è complessa e c’è da scommettere che farà discutere e chissà in quanto tempo si arriverà se si arriverà ad un definizione.

Da rivedere ormai è chiaro a tutti è la riforma Fornero.

Una riforma quella della Fornero che ha provocato danni grossissimi come quello degli esodati cioè di tutti coloro che in mobilità o non più facenti arte del mondo del lavoro per aver sottoscritto accordi individuali e collettivi hanno avuto la sorpresa di non avere più diritto alla pensione.

Dunque è vero che la Fornero con il suo decreto ha assicurato miliardi di euro risparmiati all’Italia ma è anche vero che ha causato danni che stanno portando alla rovina delle famiglie.

Si prevede che dal 2016 ci saranno tre mesi di lavoro in più.

Invece dal 2018 dovrebbe esserci una garanzia di parità infatti per tutti uomini e donne si andrà in pensione a 66 anni e 7 mesi (se parliamo di pensioni dovute ad anzianità, invece 42 anni e 10 mesi in caso di pensionamento anticipato).

Per quanto riguarda il passaggio dal sistema retributivo alla totalità contributiva il passaggio sarà un pò più lento infatti ci si aspetta che addirittura nel 2025 ancora il 65% dei trattamenti avverrà in base al vecchio sistema e solo il 4% sarà gestito con il sistema contributivo puro.

La soluzione per arrivare ad avere l’età pensionabile a 62 anni con 35 di contributi, con penalizzazioni per chi lascia il mondo lavorativo prima dei 65 e bonus  per chi rimane fino ai 70 potrebbe essere quella della previdenza complementare.

Ma anche la contemporaneità tra quota previdenziale statale e quella complementare, potrebbe essere una soluzione per riuscire a garantire una pensione più adeguata e più vicina possibile allo stipendio percepito durante l’attività lavorativa vera  e propria.

Parliamo di cifre importanti: più o meno 400 mila individui.

E allora Letta è al lavoro ed ha individuato nella flessibilità una temporanea soluzione.

Ma che significa?

Dovrebbe esserci una penalità inflitta a chi lascia il lavoro trovandosi tra i 62 e i 65 anni il che permetterebbe di dare una pensione migliore a chi rimane tra i 65 e i 70 anni.

L’importo che si andrebbe a perdere o ad avere in più sarebbe uguale e cioè il 2%.

Ma quale sarà la soluzione Letta vuole che si arrivi ad una definizione entro il 2013.