Sigilli legittimi, il Twiga beach di Briatore resta sotto sequestro

L’ipotesi di una riapertura in corsa per ora sfuma: resta infatti sotto sequestro il Twiga Beach di Otranto. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame dove è approdata ieri la vicenda del sequestro probatorio deciso dalla Procura di Lecce della struttura turistica cui aveva concesso il proprio marchio l’imprenditore Flavio Briatore.

Davanti alla terna di giudici (presidente Maria Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto, a latere Anna Paola Capano) hanno preso la parola i legali degli indagati (gli avvocati Antonio De Mauro, Adriano Tolomeo, Andrea Sticchi Damiani e Giulio De Simone) e il pubblico ministero Antonio Negro, ciascuno cercando di portare elementi a favore della propria tesi.

Quella difensiva, ovviamente, è per il dissequestro: il collegio di avvocati che assiste i due imputati (l’imprenditore Mimmo De Santis e il candidato sindaco di Otranto Pierpaolo Cariddi) ritiene che i sigilli siano del tutto illegittimi, e a sostegno di questa posizione hanno depositato una corposa memoria difensiva che adesso è agli atti. Di diverso avviso il sostituto procuratore Negro, che ha invece chiesto la conferma del sequestro. La decisione dei giudici arrivata nelle scorse ore, gela le speranze di rispettare i tempi dell’inaugurazione che era prevista tra poco più di un mese.

La struttura sorge in località “Cerra”, ed è finita di recente nel mirino della Procura di Lecce, che indaga ipotizzando i reati di abusivismo edilizio e occupazione abusiva del demanio marittimo.

I sigilli sono scattati il 16 maggio scorso per tutta l’area che dovrà ospitare lo stabilimento balneare con cabine, bar, ristorante, servizi igienici, solarium con gazebo in legno e area ombreggiata di quasi 200 metri quadrati, nonché con quattro vasche idromassaggio ed una piscina di 20 metri per dieci per la quale è stato chiesta una variante al progetto.

Nel frattempo il noto imprenditore piemontese ha già annunciato, in seguito alle prime notizie di cronaca circa un’inchiesta sulla “sua” struttura, di aver ritirato il marchio, mentre anche sul territorio salentino si hanno le prime ripercussioni: De Santis, che tra l’altro è presidente di Federalberghi, ha sospeso sia i 60 contratti di assunzione di personale che le forniture.

Nello specifico, le accuse della Procura riguardano l’interpretazione dell’articolo 69 delle norme di attuazione del Piano regolatore, nella parte in cui si regolano le opere che è possibile realizzare in quell’area, tenendo conto che si tratta di una zona agricola.

Ma la necessità, da parte della Procura, di un sequestro probatorio sta anche nel pericolo di crollo della falesia.