Riforma pensioni come cambierà la legge Fornero su età pensionabili, incentivi e detrazioni

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Se vi è certezza sulla volontà di procedere alla modifica della riforma Fornero, confermata dal nostro premier e dal ministro del dicastero, non può dirsi che certezza vi è sui tempi e sugli aspetti che i definitiva verranno revisionati. Quanto approvato con la norma fortemente voluta dal Governo Monti e dall’allora Ministro del Welfare  ha dato seguito a problemi di non poco conto che oggi necessitano di soluzione e a dir il vero anche rapida, sebbene non sia di tutti tale pensiero.

Quanto infatti approvato nel cd. Decreto salva italia è stata una rivoluzione nel sistema pensionistico italiano che ha stravolto maggiormente la classe lavoratori più anziana  e originato la nuova classe degli esodati, raccogliendo quei lavoratori che hanno deciso, dopo accordi singoli o collettivi, di lasciare dietro promesse di benefici il posto di lavoro.

La realtà è ben altra e le vere conseguenze dell’applicazione delle regole Fornero si vedono oggi: gli esodati sono un numero in crescita paurosa di ex lavoratori che oggi attende una salvaguardia come garantita dalla Riforma Fornero e che in realtà non godono neanche di un minimo sostengo economico in attesa di una definizione del loro assetto previdenziale dopo anni di lavoro costante.

Se lo scopo della legge dell’ex Ministro era come ancora oggi è quello di accantonare fondi da rimettere nelle casse pubbliche in tempi più spicciativi, dall’altro ha originato la necessità di una revisione da parte dell’attuale Governo sul sistema pensionistico previdenziale oggi applicato e che evidentemente non può essere buttato giù totalmente.

Si parla però già del 2016 come l’anno a partire dal quale si incomincerà ad aggiungere 3 mesi al periodo lavorativo di ciascun lavoratore, per adeguamento alla vita media sociale secondo i dati Istat che verranno pubblicati. Nel 2018 l’età di pensionamento per l’uomo ne per la donna dovrebbe tendere ad equipararsi e sarà fissata in 66 anni e 7 mesi quale soglia minima per andare in pensione e per il pre pensionamento sarà invece quella di 42 anni e 10 mesi.

Nel 2019 è previsto che modifiche eventualmente necessarie possano applicarsi ogni due anni. In futuro è altresì  previsto che sarà sempre docle il passaggio da un sistema retributivo a quello della totalità contributiva. Addirittura si parla già del 2025 come anno nel quale il 65% dei trattamenti pensionistici sarà ancora liquidato sotto il secondo il vecchio sistema e appena  il 4% con il contributivo. Allora ci si chiede come si è arrivati a stabilire in 62 anni di età e 35 anni di contribuzione volontaria il limite pensionabile e in 70 come quello massimo per decidere di lasciare il lavoro per mettersi in congedo.

La possibilità di una previdenza complementare come consigliato dalla legge Fornero potrà avere la sua influenza nella corresponsione dell’assegno pensionistico, il che significherebbe  poter ottenere un assegno mensile abbastanza vicino all’ultimo stipendio ricevuto e nel contempo consente all’istituto di previdenza, ovvero l’INPS, di intervenire nelle revisioni laddove ritenuto opportuno senza svuotare le casse sociali. Ma tutto questo discorso non deve far dimenticare la problematica esodati che oggi conta ben 400 mila soggetti la cui salvaguardia potrà trovare giovamento dall’attuazione  del sistema della flessibilità. Questo sistema determina una penalizzazione sul montante pensionistico di coloro che decidono, previa verifica dei presupposti,  per il pre pensionamento e che si trovano in una fascia di età tra i 62 e i 65 anni, mentre chi decide di completare il ciclo lavorativo e arrivare fiono al limite temporale stabilito dalla legge e si trova in una fascia di età tra i 65 anni e fino a 70 anni può avere dei premi traducibili anche in vitalizi.

Qualunque sia la scelta la decurtazione o l’incentivazione non può essere superiore al 2%, anche se si vocifera di un probabile aumento del coefficiente per chi opta per il prepensionamento: si parla dell’8-15% in meno sul capitale totale dell’indennità pensionistica.  La scelta che si intenderà fare, qualunque essa sia, deve avvenire entro la fine di quest’anno.

E sempre entro la stessa scadenza deve aversi pronta anche la soluzione per  gli esodati e la riforma pensionistica.  Sempre entro questa data per quanto già stabilito dal Governo precedente dovrà darsi il via a 130.000 pensioni a favore degli esodati, secondo stabilito nel decreto approvato per tale categoria. Medesimo trattamento dovrebbe essere previsto per 20.000 esodati in essi comprendendo anche coloro che hanno versato volontariamente contributi alla data del 04.12.2011 e cd. Cessati. Ad oggi nella loro totalità gli esodati sono ben 10.130, come si legge anche nel decreto interministeriale del 22 aprile 2013, per la salvaguardia dei quali i tempi sono ben più lunghi.