Riforma lavoro Letta: i cambiamenti per contratti di apprendistato e determinato, novità sgravi imprese

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La riforma del lavoro Letta focalizzerà l’attenzione sui contratti di apprendistato e determinato e sugli sgravi alle imprese.

Probabilmente qualche novità potrebbe già essere introdotta nel prossimo Consiglio dei Ministri o al massimo entro la settimana successiva; il pacchetto-lavoro porterà a dei provvedimenti con cui il governo Letta cercherà di contrastare la disoccupazione con un occhio di riguardo verso la disoccupazione giobanile.

Ciò su cui il ministro Giovannini vuole puntare sono i contratti a tempo determinato troppo vincolati e legati dalla legge Fornero: ricordiamo che quando un’assunzione parte  con una durata superiore a 6 mesi, per poter essere rinnovata bisogna far trascorrere almeno 60 giorni prima del rinnovo, pausa che arriva a 90 giorni se il contratto supera i sei mesi. Con l’intercessione sindacale i giorni possono diventare 20 o 30.

L’attuale ministro, dunque vorrebbe tornare alle precedenti tempistiche, quando tra un contratto e l’altro era sufficiente attendere 10 o 20 giorni, anche se si potrebbe giungere sino all’annullamento del lasso di tempo.

Un’altra novità gradita anche a Confindustria è quella dell’eliminazione del “causalone”: le aziende che assumono dipendenti con contratti precari che vanno al di la dei dodici mesi, devono specificare la ragione per la quale questi lavoratori NON sono stati assunti a tempo indeterminato. Se da un lato è vero che l’eliminazione del causalone potrbbe generare soprusi da parte delle aziende, d’altra parte però aumenterebbe la flessibilità.

I sindacati confederati si sono schierati contro, soprattutto per quanto riguarda l’eventuale proroga dei contratti a termine sino a 48 mesi (mentre ora si può arrivare al massimo a 36 mesi), poiché una necessità che preveda l’inserimento di un lavoratore sino a 4 anni è di fatto una necessità a tempo indeterminato.

Anche l’apprendistato viene preso in esame dalla modifica della legge Fornero poiché il Governo pare voglia eliminare l’obbligo da parte delle aziende di assumere al meno il 30 % degli apprendisti in forza per evitare di perdere le agevolazioni contributive e fiscali; si pensa inoltre ad uno snellimento dell’iter burocratico e amministrativo che ostacola molto spesso l’assunzione di giovani.

Un’ulteriore novità saranno gli stage formativi della durata di 6 mesi destinati ai giovani con meno di 30 anni; questi saranno gestiti da un’agenzia che si occupa di politiche sociali Italia Lavoro che avrà la facoltà di gestire 200 milioni di euro affinchè si possano avviare decine di migliaia di tirocini che verranno retribuiti con 500 euro ciascuno.

Occorrerà secondo i piani del governo Letta, rafforzare i Centri per l’Impiego, ex Uffici di collocamento , sull’esempio di quelli tedeschi i quali forniscono un buon legame tra le politiche nazionali in ambito lavoro e le esigenze del territorio. Ma per realizzare questo sogno, occorre eliminare l’ abisso che separa l’Italia dalla Germania: pensiamo solo che i centri per l’impiego in Germania contano all’incirca 75 mila dipendenti (10 mila in Italia) ed ogni funzionario segue circa 50 disoccupati contro i 150 italiani.

Tutto questo genera una sostanziale differenza: se soltanto il 3,7 % delle assunzioni in Italia avviene attraverso i centri per l’impiego,  in Germania questa percentuale raggiunge il 13 %!