Equo compenso rincaro prezzi Apple la Siae non ci sta

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Raffica di aumenti da parte di Apple in seguito alla tassa divenuta legge dieci giorni fa del governo italiano denominata equo compenso nei confronti di tutti i dispositivi mobili che possiedono all’interno una memoria per registrare video e canzoni.

L’equo compenso è stato reso esecutivo dal consiglio dei ministri in seguito a specifico degno legge del ministro Dario Franceschini e prevede una piccola tassa sui smartphone e tablet.

Uno dei maggiori produttori di dispositivi mobili quale Apple con i suoi vari modelli di iPhone e ipad ha provveduto immediatamente anche se per una quota minima ad aumentare i prezzi dei suoi prodotti in Italia, mentre l’altro colosso della tecnologia avanzata, Samsung, sta valutando l’ipotesi di adeguare i prezzi o meno.

Durissima è stata la risposta del governo italiano con il ministro Franceschini che pensava che la tassa dovesse colpire i produttori e non i consumatori come invece ha prontamente fatto l’Apple.

La Siae ha minacciato Apple di vendere gli iPhone in Italia agli stessi prezzi del mercato francese.

Nel frattempo che la guerra abbia una sua logica conclusione a pagare il  prezzo dell’equo compenso sono gli ignari cittadini che hanno visto aumentare anche di pochi euro tutti i modelli iPhone a partire dall’ultimo nato l’iPhone 5S da 16GB costa 732,78 euro 3,78 in più rispetto a quando l’equo compenso non esisteva e gli aumenti aumentano man mano che si sale di modello e di GB.

L’opposizione al governo Renzi ha subito polemizzato sull’introduzione di questa nuova tassa attualmente ricadente sui cittadini e Daniele Capezzone di Forza Italia è stato molto categorico:  “Non ci voleva un genio per capire come sarebbe andata a finire, ma bastava un briciolo di onestà intellettuale. E invece il ministro Franceschini si era detto certo che gli aumenti dell’equo compenso per copia privata non avrebbero determinato corrispettivi aumenti dei prezzi finali di vendita dei dispositivi, tra cui tablet e smartphone. Ebbene, Apple è il primo produttore a smentirlo”.