Scandalo finanziario a Bari: sequestrati beni all’avvocato Giacomo Olivieri per 15 milioni di euro

Olivieri è stato accusato di aver occultato un patrimonio milionario attraverso frodi e l’uso di prestanomi, provocando un’ondata di sequestri

La caduta di un gigante legale

Dal 2011 al 2020, Giacomo Olivieri e Maria Carmen Lorusso hanno vissuto uno stile di vita lussuoso non giustificabile con i loro redditi ufficiali. La Polizia ha scoperto una discrepanza di quasi 9 milioni di euro tra le spese e i guadagni leciti della coppia, portando al sequestro di beni per oltre 15 milioni di euro. Olivieri, noto avvocato barese, è finito in carcere con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso, mentre la moglie e il padre si sono visti applicare i domiciliari per le stesse ragioni. “«Quello non arriva alla fine dell’anno»”, si è lasciato sfuggire l’oncologo Lorusso, riferendosi al nipote di un boss, sottolineando l’intreccio tra affari illeciti e famiglia.

Un tesoro nascosto dietro facciate rispettabili

Il Tribunale ha messo i sigilli a numerosi beni intestati a prestanomi, tra cui ville, appartamenti, e una vasta gamma di società utilizzate per riciclare denaro sporco. Tra queste, spicca il caso di Mecongress srl, usata per organizzare eventi medici che coinvolgevano l’ex primario Lorusso. Il sequestro ha incluso anche la Fondazione Maria Rossi Olivieri onlus, rivelando un complesso schema di frode che ha permesso a Olivieri di accumulare un’enorme quantità di denaro a discapito delle banche e dell’ente no-profit.

Le parole dell’avvocato e il sistema di frode

Olivieri ha espresso la sua strategia in modo chiaro: “«Io non ho intestato nulla! Io non ho neanche gli occhi per piangere!»”. Queste parole riflettono un sistema ben oliato di acquisto di beni attraverso enti e società fittizie, mascherando il vero proprietario dei beni e sfruttando crediti bancari e bancarotte fraudolente. Un’operazione particolarmente audace ha coinvolto la cessione di una masseria a Polignano, che ha generato un profitto illecito di oltre 6 milioni di euro, evidenziando la complicità di alcuni funzionari bancari.

Questo scandalo a Bari getta luce su un sistema di frode complesso, in cui prestanomi e società fittizie giocano un ruolo chiave nell’occultamento di patrimoni illeciti. Mentre Olivieri e i suoi complici affrontano la giustizia, la comunità resta sconvolta dalle dimensioni di questo giro di denaro sporco, che ha intaccato anche le strutture finanziarie e no-profit della città.