Impagnatiello gela tutti: “Sono andato a pranzo di mia madre dopo aver ucciso Giulia e avevo il suo cadavere nel bagagliaio”

Il processo contro Alessandro Impagnatiello, il barman 31enne accusato di aver assassinato la sua compagna incinta Giulia Tramontano, è entrato in una fase cruciale con la testimonianza diretta dell’imputato.

Impagnatiello ha rivelato dettagli macabri e sconcertanti su come ha cercato di nascondere il corpo della vittima, incluso il fatto di aver tenuto il cadavere nel bagagliaio della sua auto mentre pranzava con la madre. “Ho cercato di far sparire il corpo ma qualcosa me lo impediva sempre,” ha dichiarato, aggiungendo di aver sperato di essere scoperto.

La dinamica dell’omicidio e i tentativi di occultamento

Impagnatiello ha descritto come, avvolto da uno stato di “follia”, abbia tentato di eliminare ogni traccia del crimine. Ha raccontato di aver trasferito il corpo di Giulia Tramontano da un luogo all’altro della casa, lottando con la sua coscienza e le circostanze. “Nei giorni successivi cercai di spostare in più occasioni il corpo di Giulia dalla cantina al box, ma non ci riuscii perché c’era sempre qualcosa che me lo impediva. Lo feci il 30 maggio, per metterlo in macchina,” ha raccontato.

Un pranzo familiare macchiato dal crimine

Il dettaglio più raccapricciante emerso durante l’udienza riguarda il momento in cui Impagnatiello ha confessato di aver portato il cadavere nel bagagliaio della sua auto mentre andava a pranzare con la madre. “Quella mattina sono stato a pranzo da mia mamma. Durante tutta quella giornata il cadavere è rimasto nel bagagliaio,” ha detto Impagnatiello, descrivendo un quadro di doppia vita inquietante tra la normalità apparente e i segreti oscuri.

Tentativi disperati di cancellare le prove

L’imputato ha anche dettagliato tentativi falliti di distruggere il corpo, usando metodi estremi come il fuoco. “Ho cercato di dare fuoco al cadavere in bagno, nella vasca. Ho usato prodotti di pulizia, infiammabili, dell’alcol. Ho tentato nuovamente di incendiarlo, spostandolo questa volta dal bagno ai box,” ha spiegato, descrivendo azioni disperate e caotiche nel tentativo di eliminare le prove del suo crimine.

Un grido di aiuto non ascoltato

In una confessione sorprendente, Impagnatiello ha ammesso che, nonostante i suoi sforzi per nascondere i suoi atti, una parte di lui desiderava essere scoperto. “In mezzo a tutte queste azioni confusionarie, illogiche, era come se una minuscola parte di me cercasse aiuto, di essere vista da qualcuno,” ha dichiarato, illustrando la sua lotta interna e la speranza che qualcuno interrompesse la sua spirale di autodistruzione prima che fosse troppo tardi.