Il leader della Lega si schiera con l’ex presidente Usa dopo la lite alla Casa Bianca, mentre dall’opposizione piovono critiche. Tajani invita alla prudenza.
Il vicepremier Matteo Salvini è stato il primo – e unico all’interno del governo italiano – a schierarsi apertamente dalla parte di Donald Trump dopo lo scontro alla Casa Bianca con Volodymyr Zelensky.
«Obiettivo pace, basta con questa guerra!» ha scritto Salvini sui social, postando un video dello scontro tra i due leader. Il suo messaggio si è concluso con un eloquente “Forza Trump”, lasciando intendere senza mezzi termini da che parte si colloca il leader della Lega.
Parlando al Forum in Masseria, Salvini ha elogiato Trump e attaccato l’Unione Europea, definendola “fragile” e incapace di gestire le crisi internazionali. «Trump è la campanella dell’ultimo giro anche per l’Europa stessa. Trump è il futuro con tutte le sue incognite. C’è fiducia nel fatto che possa cambiare in positivo la storia dell’Occidente e anche la nostra, economicamente parlando».
La presa di posizione di Salvini ha scatenato reazioni indignate nell’opposizione.
Mentre Salvini si schiera senza riserve con Trump, il ministro degli Esteri Antonio Tajani mantiene una linea più cauta.
«È un momento di grande tensione – ha dichiarato a Radio1 – per questo bisogna tenere i nervi saldi, reagire con grande calma e vedere come si evolverà la situazione». Tajani ha sottolineato che la priorità resta una trattativa diplomatica tra Stati Uniti, Russia, Ucraina e Unione Europea.
Il ministro ha ribadito la necessità di un’Europa compatta, capace di parlare con una sola voce: «L’Europa deve essere unita e affrontare questa fase con prudenza. È un passaggio delicato, dobbiamo agire con responsabilità».
La premier Giorgia Meloni, per ora, non ha preso una posizione netta come Salvini. Tuttavia, ha avanzato l’idea di un vertice globale tra Usa, Ue e alleati per trovare una strategia comune sulla crisi ucraina.
Con una maggioranza divisa tra il sostegno a Trump di Salvini e la prudenza di Tajani, Meloni dovrà decidere se mantenere un ruolo di mediazione o schierarsi chiaramente in uno dei due fronti.