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Putin ammette: «Mancano le patate». Prezzi alle stelle, la Russia in ginocchio tra inflazione e spese militari

I prezzi degli ortaggi sono raddoppiati, le patate costano il 133% in più. Il Cremlino spende il 40% del bilancio statale per difesa e sicurezza.

In Russia l’economia dà segnali sempre più evidenti di collasso. A farne le spese, questa volta, sono i generi alimentari di base: nel solo mese di aprile 2024, i prezzi di ortaggi e tuberi sono aumentati drasticamente, con le patate che hanno registrato un rincaro record del 133%. Il prezzo ha raggiunto i 100 rubli al chilo — l’equivalente di un euro — una cifra insostenibile in un Paese dove un pensionato medio riceve una pensione mensile di appena 20.000 rubli, circa 200 euro.

A confermare la crisi ci ha pensato direttamente Vladimir Putin, che ha ammesso candidamente: «Alla fine abbiamo scoperto di non avere abbastanza patate». Un riconoscimento che fotografa la drammatica situazione della produzione agricola nazionale. In alcune regioni, come Kaliningrad, il governatore ha perfino imposto un divieto di esportazione dei tuberi per arginare la carenza interna.

Il sistema economico in “ipotermia”

Secondo alcuni centri studi bancari internazionali, il sistema economico russo si troverebbe in uno stato di ipotermia, con un collasso possibile entro un anno se non interverranno cambiamenti strutturali o un cessate il fuoco in Ucraina entro il secondo trimestre del 2025. Si tratta di analisi che, pur ricorrenti dal 2022, oggi sono supportate da numeri più critici e da uno scenario interno in rapido deterioramento.

Fino ad ora l’economia russa ha mostrato una resilienza superiore alle previsioni occidentali, alimentata dalla crescita del settore militare e dalle esportazioni di energia. Ma ora il meccanismo sembra incepparsi: il prezzo del petrolio e quello del gas non bastano più a tenere a galla il bilancio dello Stato, mentre l’inflazione corre.

Inflazione fuori controllo e spese da record per la difesa

Il ministro dello Sviluppo economico, Maksim Reshetnikov, ha annunciato che la stima di un’inflazione al 7,6% nel 2025 è ormai «realistica». Otto mesi fa la previsione si fermava al 4,5%. Un segnale evidente del deterioramento dei fondamentali economici.

Per contenere la spirale inflattiva, il governo punta a un aumento del tasso d’interesse da parte della Banca Centrale, nel tentativo di raffreddare un’economia che paradossalmente viene ora definita «surriscaldata» in alcuni comparti, dopo anni di stallo. Ma il dato più allarmante è un altro: il 40% del bilancio pubblico sarà destinato nel 2024 a difesa e sicurezza, una cifra che non si registrava dai tempi dell’Unione Sovietica.

La governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina, ha denunciato un calo evidente nei settori dell’edilizia, dell’estrazione del carbone e della siderurgia, mentre cerca di difendere il valore del rublo, attualmente mantenuto a un tasso d’interesse del 21%, il più alto degli ultimi decenni.

L’economia russa, zavorrata dalla guerra e dalle sanzioni internazionali, rischia ora di affondare sotto il peso delle proprie scelte. E le patate, divenute simbolo di questa crisi, non sono che la punta dell’iceberg.