Alla vigilia del voto, il dibattito online esplode: influencer, giovani stranieri e attivisti scendono in campo contro il referendum sulla cittadinanza facile.
Mancano poche ore all’8 e 9 giugno, date chiave in cui milioni di italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti referendari che ruotano attorno al tema della cittadinanza. Sui media si rincorrono appelli, confronti e attacchi verbali, mentre sui social la discussione si accende. Il confronto non è più tra “sì” e “no”, ma tra due visioni del concetto stesso di “essere italiani”.
Un video pubblicato su Instagram dal profilo Fashowpinion, gestito dai toscani Cosimo ed Enrico, ha riacceso il dibattito. A una ragazza di origine straniera viene chiesto: «Italiani si nasce o si diventa?» e, ancora più provocatoriamente: «Che valore ha essere italiani?». Nessuna risposta immediata. Ma la riflessione lanciata dai due è chiara: “si lotta per la cittadinanza degli altri, senza sapere cosa significhi averne una”.
In questo panorama polarizzato, proprio alcuni giovani di origine straniera si sono fatti portavoce di un messaggio controcorrente. Come Emanuel Cosmin Stoica, disabile motorio nato in Romania e laureato in Giurisprudenza, noto agli ascoltatori de La Zanzara come il “King della 104”. Sui social ha scritto: «La cittadinanza non è un regalo, è un impegno verso questa meravigliosa Nazione che merita il meglio da ciascuno di noi».
Ancora più netto è il pensiero di Claudiu Stanasel, vicepresidente del Consiglio comunale di Prato, che su Toscana TV ha dichiarato: «L’inclusione non si fa con i referendum, ma con il lavoro quotidiano».
Deciso e provocatorio anche Paolo Talla Diop, originario di Dakar, oggi vicino alla Lega. Su Facebook, Diop ha pubblicato un selfie con Roberto Vannacci scrivendo: «Se non volete fare la fine di Parigi, l’8 e il 9 giugno non votate!».
Il più virale, però, è Mourad Marmout, classe 1998, nato vicino Casablanca e in Italia dal 2010, conosciuto online come Flow Murry. In un video su TikTok visto da quasi 100mila persone, ha dichiarato: «Ho ottenuto la cittadinanza lavorando. Dico no al referendum perché c’è gente in Italia da dieci anni che non parla italiano e se ne frega della nostra cultura. Non meritano il passaporto».
Il tema della cittadinanza divide anche a livello ideologico. Il pensatore panafricanista Kemi Seba invita gli africani a “tornare a casa”, in nome della difesa dell’identità contro il mondialismo. Il centenario della nascita di Malcolm X, che cade proprio nel 2025, rilancia la sua frase: «Solo perché siete in questo Paese, non significa che siete americani».
Lo stesso messaggio viene ripreso oggi da molti nuovi italiani, che rifiutano l’idea di una cittadinanza automatica o per semplice permanenza. La sinistra, secondo alcuni, ha perso il legame con la visione storica e culturale del concetto di Nazione. Joseph-Ernest Renan, ricordano in molti, parlava di “un’anima, un principio spirituale”, e di una continuità tra i vivi e gli antenati.
Nel bailamme digitale, gli influencer e i cittadini italiani per scelta hanno portato una voce diversa. Una voce che ricorda che essere italiani è qualcosa che si costruisce, non si ottiene per automatismo. E che i referendum, comunque vadano, hanno già risvegliato una coscienza civica che andava interrogata.