Riccardo Magi, il segretario di +Europa al Roma Pride con un cartello contro Giorgia Meloni: accuse di sessismo anche da Azione. Calenda: “Indegno e insultante”
Il Roma Pride 2025 si è trasformato in un caso politico per il gesto del segretario di +Europa, Riccardo Magi, che ha sfilato tra i manifestanti con un cartello raffigurante il volto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la scritta “Amica dei Dick-tators”. Il gioco di parole – basato sulla storpiatura della parola inglese “dictators” per evocare un doppio senso sessuale – ha sollevato un’ondata di polemiche bipartisan.
La prima a reagire è stata la parlamentare di Fratelli d’Italia, Elisabetta Gardini, che ha condannato duramente l’iniziativa:
“Ecco il livello delle opposizioni. Siamo stanchi — e disgustati — da questi metodi che da anni alimentano odio, istigano alla violenza e colpiscono in particolare le donne di centrodestra con insulti sessisti mascherati da satira. Magi dovrebbe solo vergognarsi”.
Gardini ha rincarato la dose definendo il segretario di +Europa un “omuncolo rancoroso”, che sfogherebbe “la propria frustrazione contro una donna che ha avuto il coraggio, la forza e il consenso che a lui non basterebbero dieci vite per conquistare”.
Non meno critico il leader di Azione, Carlo Calenda, che ha preso le distanze dal gesto di Magi, pur essendo un esponente dell’opposizione:
“Indegna, volgare, sessista e insultante. E se invece della faccia della Meloni ci fosse stata quella della Schlein ci sarebbe stata una giusta indignazione generalizzata. Spero che gli amici di +Europa si scusino rapidamente”.
Una condanna che evidenzia quanto il gesto non sia stato accolto con favore nemmeno da una parte consistente dello schieramento progressista.
Dal canto suo, Riccardo Magi ha difeso la sua azione, respingendo le accuse di sessismo e ribaltando la critica sulla destra, che a suo dire sarebbe “politicamente correttissima a intermittenza”:
“Ci mancava solo la destra contro il free speech, per il politicamente corretto e totalmente priva di ironia, oltre che di onestà intellettuale”, ha dichiarato.
Il leader di +Europa ha quindi motivato il cartello come una provocazione contro i presunti “alleati ideologici” della premier:
“Meloni amica dei Dick-tators, alludendo alle politiche omofobe messe in campo da Trump, Putin e Orban”, ha spiegato.
Una giustificazione che, però, non ha convinto né i detrattori né diversi esponenti del mondo Lgbtq+, che vedono nel linguaggio utilizzato un rischio di normalizzazione di forme di attacco sessista, proprio in un contesto come il Pride, nato per rivendicare libertà, rispetto e inclusione.