Neonata venduta a 20mila euro, mai poi rifiutata perchè mulatta

Ventimila euro per comprare una bambina partorita da un’altra donna. Ma poi alla mamma acquirente la neonata non era piaciuta perché di pelle mulatta e così l’aveva restituita. L’incredibile storia è stata scoperta dalla squadra mobile di Latina, che ha rintracciato la bimba, nel frattempo finita al padre naturale. Arrestati la donna italiana di 35 anni che ha pagato per diventare madre, la mamma naturale – una romena di 25 – e l’intermediario marocchino. Tutti e tre sono stati posti ai domiciliari.

Durante la gestazione della madre naturale la donna aveva indossato una pancia finta acquistata online per simulare la gravidanza. La neonata è stata consegnata poco dopo la nascita in cambio della somma pattuita di 20 mila euro, ma è stata rifiutata in quanto mulatta: il padre naturale è infatti del Mali. L’acquirente avrebbe avuto troppa difficoltà a giustificare la sua nascita con la pelle di quel colore. La polizia il 15 marzo scorso, dopo una rapida indagine, ha rintracciato la bambina in un appartamento a Roma, a Tor Vergata. Stava bene, il giovane africano se ne era preso cura, ed è stata subito affidata ad una casa-famiglia.

In manette è finita l’aspirante madre, Francesca Zorzo, sposata con un uomo detenuto per traffico di droga e già madre di un bambino; Nicoleta Tanase, romena di 25 anni, e Youssef Berrazzuk, 48 anni, marocchino residente a Latina, il mediatore.
Tutto è nato da una segnalazione di un funzionario di stato civile del Comune di Latina al quale Zorzo, accompagnata dalla madre, si era rivolta per il riconoscimento di una bambina partorita in casa. All’appuntamento per la registrazione all’anagrafe però la donna non si era mai presentata, ogni volta con scuse diverse. Così l’impiegato, insospettito, ha avvertito la Procura e in due giorni la polizia ha ritrovato la bambina.
La madre naturale era andata all’ospedale di Anzio, a sud di Roma, per partorire, aveva lasciato lì la bambina ed era tornata due giorni dopo per riconoscerla e riprenderla, accompagnata da Berrazzuk, che diceva di essere il padre. I medici, sospettosi, hanno convinto la donna a non farla riconoscere dall’uomo.
Quando gli investigatori sono riusciti a contattare Zorzo, la donna ha spiegato che non aveva idea di dove fosse la piccola.

Gli investigatori sono riusciti prima a rintracciare l’intermediario e poi, grazie alle informazioni fornite dall’ospedale di Nettuno, ad avere il nome della madre naturale e dopo diverse perquisizioni andate a vuoto l’hanno trovata in un quartiere popolare di Anzio abitato per lo più da immigrati.

Ma la neonata non c’era. La situazione di degrado in cui la ragazza viveva ha fatto inizialmente temere il peggio. Poi è stata la stessa ragazza romena a decidere di collaborare rivelando il nome del padre naturale a cui la bambina era stata affidata. Ai tre arrestati, tutti ai domiciliari, sono contestati i reati di alterazione di stato civile e quelli relativi alla normativa sull’adozione, che puniscono chi aliena, acquista o fa opera di mediazione in danno di un minore.

“Sono sempre più all’ordine del giorno fatti che riportano all’aberrante tratta degli esseri umani – dice Emmanuele Di Leo, del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, promotore del Family day e presidente della Steadfast Onlus -. Come accade in Nigeria nel fenomeno delle Baby Fabric (luoghi dove le donne vengono violentate e costrette a partorire a pagamento, ndr) -. Ora anche in Italia s’iniziano ad utilizzare metodologie simili”.