L’attore Diele in carcere dopo l’incidente mortale: “Uso eroina, distratto dal cellulare”. Disposti gli arresti domiciliari, ma manca il braccialetto

 

Lo avevamo lasciato in partenza per l’ultimo viaggio della sua vita, segnata dalla rabbia e dall’Aids, preso da una trasfusione di sangue infetto nell’Italia del 1993, l’anno che vide la prima Repubblica distruggersi e originarsi molti dei mali che continuano ad affliggere oggi l’Italia. Nella serie tv di Sky 1993, Domenico Diele era l’agente Luca Pastore, uno del team guidato da Di Pietro, diviso fra le indagini di Tangentopoli e quelle dello scandalo della Sanità ai tempi del ministro De Lorenzo. Usciva di scena andando a morire con la sua donna (anche lei malata terminale) nel paradiso che si erano scelti. Da quel paradiso di fiction, Diele è uscito con un arresto e l’accusa di omicidio stradale. Tornava da una festa ai Sassi di Matera, e guidava senza patente (revocata) un’auto priva di assicurazione, sotto effetto di droghe. Venerdì sera, nello svincolo di Montecorvino Pugliano investiva in pieno lo scooter su cui stava Ilaria Dilillo, 48enne di Salerno, uccidendola sul colpo. Rischia fino a dodici anni di carcere. Per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Diele resta però in carcere perché il dispositivo di sicurezza non sarebbe ancora disponibile.

Mentre aspettava l’udienza di convalida del suo arresto, Diele aveva ammeso di soffrire di una crisi d’astinenza, e continuava a ripetere: “Mi sono rovinato, che ho fatto”. Ai carabinieri che lo arrestavano, Domenico Diele (impegnato nelle riprese del film Vita spericolata) ha detto di essere stato distratto dal cellulare, che ha un tasto difettoso e non rispondeva al suo tocco. Pochi secondi sono bastati a fargli perdere di vista la strada. La sua A3 ha urtato lo scooter di Ilaria Dilillo, dipendente di uno studio legale del Salernitano. La violenza dello scontro ha fatto sì che la donna colpisse il parabrezza dell’auto, spaccandolo, per poi venire sbalzata in avanti per un centinaio di metri. Lo scooter è rimasto incastrato nel muso dell’Audi. Guidava tranquillo, ha ribadito Diele nella sua deposizione, “all’improvviso ho sentito un botto enorme, si sono aperti gli airbag e ho visto il fumo. Il parabrezza si è spaccato. Ho visto lo scooter agganciato al mio parabrezza, poi la donna a terra. Mi sono messo a urlare aiuto, si è fermato qualcuno, poi è arrivata la polizia”. E l’ammissione: “Sono dipendente dall’eroina”.

Una folla commossa e addolorata ha partecipato domenica, nella chiesa del ‘Volto Santo’, nel quartiere di Pastena, a Salerno, ai funerali di Ilaria Dilillo. Per chi la conosceva, Ilaria era una donna socievole e benvoluta e in tanti si sono stretti intorno al padre Nicola, distrutto da dolore. “Aveva una parola buona per tutti – racconta un amico – era sempre solare e gioiosa. Aveva passato un brutto periodo a causa della morte della madre, ma si stava riprendendo. Aveva incominciato da poco ad uscire di nuovo, a frequentare gente e a vivere”. È stato lo stesso don Francesco Coralluzzo, durante l’omelia, a ricordare che Ilaria era “una donna piena di fede, una persona estremamente buona, animata dal dare e ricevere amore, sono certo che la mamma Mara oggi accoglie in cielo la sua creatura”. “Le amiche – aggiunge il parroco della chiesa Volto Santo – hanno scritto due lettere accorate dove la tratteggiano come “quella persona che mette tutto da parte per donarsi, per esserci, che anche dopo la perdita della cara madre, donna esemplare, ha dato e anche di più”. Don Francesco, poi, ha fatto suo il pensiero del padre Nicola “animato da spirito di misericordia ma anche di giustizia, senza incappare nella sete di vendetta”. Una delle due lettere parla di Ilaria come di una “splendida creatura”. Ma c’è anche tanta rabbia in Nicola Dilillo: “Sono annientato, distrutto, da quando mia moglie se n’è andata, Ilaria era la mia forza per andare avanti. Chi ha ucciso mia figlia dovrebbe stare sedici anni in carcere, ma questa è una cosa immaginaria. Eppure si tratta di uno che si è messo a guidare dopo aver preso droga”. Come ammesso dallo stesso Diele davanti alle forze dell’ordine. I genitori dell’attore non sono meno segnati dal dolore: “Siamo distrutti, con lui non abbiamo ancora parlato, non fatene un mostro”.

Senza patente sul set

I guai con la giustizia per Domenico Diele risalgono al 2009, quando ebbe la prima denuncia per possesso di stupefacenti, l’anno scorso gli era stata ritirata la patente dopo essere risultato positivo ai test antidroga. Nel suo passato e nel presente, eroina cannabinoidi e cocaina. Anche nelle due settimane di lavorazione del film Vita spericolata, l’attore aveva guidato sul set tacendo a tutti di essere senza patente. Primo a soccorrerlo dopo l’incidente mortale,  l’ex concorrente del Grande fratello, Ferdinando Giordano. Che ne conferma la disperazione. L’attore ha raccontato di avere pochi amici, oramai più nessuno dopo quanto accaduto. E che tutto quel che gli resta è il lavoro. Che questa brutta storia potrebbe seriamente compromettere.