Orgoglioso di essere italiano… il falco ha spiccato il volo, è morto Cristoforo “Hulk Hogan” Rubino, faceva tremare i boss

Era grande e grosso. E faceva paura. Anzi, terrorizzava i criminali. Adesso Cristoforo Rubino, poliziotto della Squadra Mobile assai noto in città, non c’è più.

Il Falco ha spiccato il volo. Si è arreso a un male incurabile, che sei mesi fa aveva iniziato ad aggredirlo. “Hulk Hogan” – così come era conosciuto da tutti a Palermo – è morto oggi a 53 anni. Tra gli episodi per cui è ricordato c’è l’arresto del boss della Kalsa, Lauricella, detto “Scintilluni”, nel 2011. Perché “Hulk”, soprannome derivato dal noto personaggio del wrestling, più si arrabbiava e più diventava forte e cattivo. Sarà per questo che negli ambienti della malavita si dice che Rubino fosse il più temuto tra i poliziotti.

Palermitano doc, era componente della Falco 65 bis. Per i colleghi era un maestro a fare gli sbobinamenti delle intercettazioni telefoniche, anche se è ricordato forse di più per la cattura di tanti latitanti e per avere partecipato a numerose operazioni antimafia. Per un piccolo periodo ha fatto parte della scorta di Giovanni Falcone.

Da lì in poi tantissimi anni tra volanti e Falchi. Ma la sua specialità era la criminalità organizzata: scippi, rapine, spaccio. E una lunga sequenza di soprannomi, perché Rubino era uno che sapeva farsi volere bene. Quando era giovane lo chiamavano Penna Bianca e Ravanelli, per quella tendenza all’incanutimento precoce, come l’ex attaccante della Juventus.

“Come lui a Palermo non ce ne sono più – dice un collega che ha lavorato al suo fianco per 16 anni -. Fofò era uno con le palle. Ogni giorno, ogni ora, ogni attimo l’abbiamo vissuto come se non ci fosse un domani. Ricorderò sempre le “guerre” in cui ci siamo catapultati e che abbiamo sempre vinto. Perché io sapevo di avere al mio fianco un grande uomo, un grande poliziotto, un grande amico. Mi dicevi sempre: ‘Se mi chiami e mi dici che dobbiamo andare all’inferno, 5 minuti e arrivo’. E spesso ci siamo andati all’inferno e qualche volta hanno anche provato a farci rimanere lì. Ma siamo ritornati sempre vincenti e a testa alta. Ed ora passeremo tutti i giorni a ricordarti. Chi ti ha conosciuto sa che di storie bellissime, emozionanti, eroiche, di lavoro e di vita reale ce ne sono a milioni. Sei stata l’icona di noi “sbirri pinguinazzi sbarbatelli” che facevamo a gara per lavorare con te. Sei stato il terrore di molti, che solo a vederti gironzolare con la moto tremavano e scappavano. Oggi Palermo ha perso un’icona. Sono sicuro che tu sarai sempre seduto in moto con me, come sempre dietro, a stringere le gambe e strillare con  la tua “vociona rauca” ma sempre pronto a consigliarmi e proteggermi come hai fatto sempre. Addio Fofò”.