Vescovo decide di appendere in chiesa un Cristo a testa in giù, dovrà essere il nuovo orologio

A Innsbruck, piccola diocesi della fu Austria felix, il vescovo Hermann Glettler – già noto per certe sue stravaganze, come il far distribuire la comunione a dei ragazzini, più inorriditi degli adulti lì presenti – si è dato all’arte moderna (o almeno a quella che lui ritiene essere arte moderna): ha fatto recuperare una vecchia statua lignea del Crocifisso, ha fatto staccare le braccia e l’ha appesa sul muro della chiesa dell’ospedale (dedicata allo Spirito santo): sarà il nuovo orologio.

Le braccia segneranno l’una le ore e l’altra i minuti. Il tutto in modo armonico.

Gesù è appeso per i piedi a testa in giù. Il vescovo ha spiegato con fare da guida turistica la decisione quantomeno originale: “Man mano che il tempo scorre, le braccia formano le diverse costellazioni e il corpo statico del Cristo morto prende all’improvviso vita, il che rappresenta un momento di liberazione dalla croce e un superamento della stessa morte”. Mons. Glettler è convinto di quel che dice.

C’è da dubitare però che la ricetta per attrarre nuove masse di fedeli – evangelizzare è un po’ troppo, il termine non s’addice al politicamente corretto imperante – consista nel mettere un Cristo a testa in Gesù dopo averlo amputato delle braccia e nell’installazione di una luce al neon sopra l’altare.

La fede, lo dimostra la realtà quotidiana, si alimenta nella semplicità. In Africa, terra di cristianesimo fiorente, intere famiglie percorrono ogni domenica a piedi decine di chilometri per partecipare alla messa in qualche piccola chiesa. Senza bisogno di orologi “moderni” e di effetti speciali da réclame kitsch.