L’avv. Michele Laforgia, che come premessa dichiara di essere amico del Sindaco Antonio Decaro, scrive un post a proposito di come Decaro ha trattato, difronte alle telecamere un anziano che stava andando a casa della figlia a pranzo.
L’Avv. Laforgia dice così: “Come si sa, Antonio Decaro è mio amico e lo considero un ottimo sindaco Proprio per questo, devo dire che non condivido il suo modo di far osservare le regole di distanziamento sociale. Lo dico subito, a scanso di equivoci: sono regole che rispetto e che tutti dobbiamo rispettare, obbedendo senza eccezioni alle prescrizioni delle autorità. E comprendo anche che un sindaco si senta chiamato a dare il buon esempio, verificando in prima persona il comportamento dei “suoi” cittadini. Lo comprendo, anche se non lo condivido del tutto, perché il potere pubblico va esercitato con pudore e misura.”
E poi prosegue: “E dissento apertamente quando si traduce nel mettere alla gogna, a reti unificate un anziano che si recava, sbagliando, a pranzare dalla figlia. Se vuoi fare il padre morale della cittadinanza – e ammesso che questo sia il ruolo di un sindaco – fai spegnere la telecamera e lo accompagni a casa, o vai a fare, privatamente, il cazziatone alla figlia. Ma esporre un anziano al pubblico ludibrio non va bene. E spero che Antonio se ne renda conto e riconosca che in questa occasione, sia pure a fin di bene, si è fatto prendere la mano”.
Laforgia entro anche nello specifico dell’importo della multa che è stata irrogata all’anziano e dice: “Ne approfitto per dire che sanzionare con 533 euro un comportamento di questo tipo è semplicemente ridicolo. Le sanzioni devono essere proporzionate alle trasgressioni, anche nello stato di emergenza: altrimenti dovremmo fucilare seduta stante tutti coloro che si mettono alla guida ubriachi, o circolano con una mano sul volante, la sigaretta in bocca e il cellulare nell’altra. Stamattina, peraltro, mi è capitato di dover andare al Policlinico, dove, a parte l’assenza di qualsiasi distributore di detergente per le mani, ho constatato con i miei occhi numerosi ‘assembramenti’, anche nei pressi della caffetteria interna, misteriosamente aperta. Non credo di dover sottolineare che gli ospedali sono i luoghi a maggior rischio di contagio, a Bari come in tutta Italia, e che proprio dagli ospedali sono partiti i primi focolai dell’infezione, mietendo vittime anche fra medici e infermieri. Ecco, se proprio vogliamo dare il buon esempio dovremmo partire da lì, non dagli anziani che circolano per strada, magari perché, a differenza nostra, sono soli e non hanno una casa confortevole in cui stare”.
E poi conclude: “C’è una retorica del popolo irresponsabile che non mi piace e con cui non sono d’accordo. Non è per colpa della “gente” che ci troviamo nei guai, non è la “gente” ad aver disarmato la sanità pubblica, sottovalutato l’epidemia in Cina, girato spot per invitare Milano e Bergamo a non fermarsi, proseguito i campionati di calcio negli stadi sino a marzo inoltrato, omesso di distribuire mascherine nelle fabbriche e negli ospedali prima che diventassero introvabili, sottovalutato il pericolo del contagio nelle case di riposo per anziani (e, tuttora, nelle carceri). La “gente” tutto sommato è rimasta a casa, come dimostrano i grafici degli spostamenti registrati da Google e le curve dei ricoveri e del contagio negli ultimi giorni. E continuare a prendersela con la “gente” è un modo per nascondere le colpe e i ritardi di chi aveva la responsabilità di pensarci prima e il potere per agire preventivamente. Certo, non è tempo di polemiche. Ma neppure per portare il cervello all’ammasso”.
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