Fleximan ancora in azione: vandalizzati oltre 20 autovelox in Emilia Romagna

Un individuo o più persone, soprannominati Fleximan, hanno abbattuto numerosi autovelox in Emilia Romagna, continuando una serie di attacchi iniziati in altre regioni italiane.

La serie di vandalismi contro gli autovelox

Fleximan, un soprannome ormai noto nelle forze dell’ordine, è responsabile del vandalismo di numerosi autovelox in Emilia Romagna. Dopo azioni simili in Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria, l’individuo o il gruppo di persone ha preso di mira l’Emilia Romagna, abbattendo più di 20 autovelox nelle ultime settimane.

Gli ultimi attacchi in Emilia Romagna

L’ultimo episodio di vandalismo ha avuto luogo a Castel Bolognese, dove una colonnina autovelox è stata divelta. Il sindaco Luca Della Godenza ha condannato il gesto, sottolineando l’importanza degli autovelox per la sicurezza stradale e annunciando la riparazione immediata del dispositivo danneggiato. Un altro autovelox era stato abbattuto poco prima nei pressi di Ravenna.

Le indagini delle forze dell’ordine

Le forze dell’ordine stanno lavorando intensamente per identificare i responsabili, analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza e le celle telefoniche. Gli inquirenti sospettano che possa trattarsi di diverse persone. Fino ad ora, l’unico individuo identificato come Fleximan è un operaio di circa 50 anni in Piemonte, catturato grazie alle immagini di sorveglianza di un locale.

La portata del fenomeno Fleximan

Il fenomeno Fleximan ha suscitato notevole attenzione, con la presenza di 4 procure in Veneto impegnate nella ricerca dei colpevoli. Gli attacchi, concentrati su strade ad alto scorrimento, rappresentano un serio problema per la sicurezza stradale e per l’efficacia dei sistemi di controllo della velocità.

Questa ondata di vandalismi contro gli autovelox evidenzia un’insoddisfazione diffusa riguardo questi dispositivi, ma anche la necessità di affrontare il problema in modo legale e costruttivo. Le azioni di Fleximan, sebbene possano essere viste da alcuni come un atto di ribellione, sono chiaramente illegali e rappresentano un rischio per la sicurezza pubblica.