Tempesta mediatica dopo “4 Ristoranti”, la ristoratrice di Mantova, “Ho paura a uscire di casa”


La battaglia di Ekla Vasconi contro l’odio online

Una tempesta mediatica dopo “Quattro Ristoranti”

Ekla Vasconi, ristoratrice di Mantova, ha vissuto un’esperienza travolgente e negativa a seguito della sua partecipazione al programma televisivo “Quattro Ristoranti” su Sky. Nonostante lo show fosse concepito come un gioco, la sua esposizione ha scatenato una reazione virulenta online, con insulti e minacce che l’hanno colpita profondamente. In un’intervista a “Storie Italiane” su Rai Uno, Vasconi ha condiviso il peso delle critiche ricevute: “Mi hanno quasi demolito a livello fisico e psicologico”.

L’escalation dell’odio e la risposta di Vasconi

Dopo la messa in onda del programma, Vasconi ha subito un assalto coordinato su diverse piattaforme digitali, da Facebook a Instagram, passando per Google e le email, fino a ricevere telefonate anonime. Questo attacco globale l’ha costretta a rimuovere il suo numero di cellulare dalla pagina del ristorante e a considerare azioni legali contro gli “odiatori senza volto”. Nonostante le aspre critiche mosse agli altri ristoratori durante la trasmissione, un comportamento comune tra i partecipanti, ha sottolineato di non aver mai offeso personalmente nessuno, ricevendo anche il supporto dei suoi colleghi di programma.

Il sostegno della comunità e le conseguenze dell’odio

Fortunatamente, la vita professionale di Vasconi non ha risentito negativamente delle polemiche, grazie al sostegno della sua clientela abituale, che ha compreso la differenza tra la persona televisiva e quella reale. Tuttavia, l’esperienza ha lasciato cicatrici significative sul piano personale e familiare, evidenziando i pericoli che un’ondata d’odio online può rappresentare, soprattutto per le figure più vulnerabili, come dimostra il caso tragico di Giovanna Pedretti, la pizzaiola di Sant’Angelo Lodigiano. La vicenda di Vasconi diventa un monito sull’importanza di gestire con cura la propria presenza online e sul bisogno di un impegno collettivo contro la cultura dell’odio digitale.