Sarto legato a un albero e abbandonato fino a farlo morire, condannati i due autori dell’omicidio, due giovani fidanzati

La giustizia ha emesso il suo verdetto finale sull’atroce delitto di Umberto Esposito: condanne definitive per Fabrizio Faiola e Georgeta Vaceanu.

Una sentenza attesa

La Suprema Corte di Cassazione ha posto fine al caso di omicidio che ha scosso la comunità nel 2017, condannando Fabrizio Faiola a 19 anni di reclusione e Georgeta Vaceanu a 15 anni per l’omicidio di Umberto Esposito, sarto settantaquattrenne di Napoli. Nonostante il tentativo di appello dell’avvocato Maurizio Forte, la Corte ha confermato la sentenza di colpevolezza, rigettando ogni ricorso. Secondo quanto riportato da Latina Oggi, il duo è stato ritenuto responsabile di un crimine efferato che ha portato alla morte dell’anziano sarto, vittima di un’insidiosa trappola che si è conclusa con il suo sequestro e omicidio.

Il percorso giudiziario

Durante il processo di secondo grado, i giudici della Corte d’Appello hanno esaminato il caso escludendo l’aggravante del nesso teleologico, ovvero la commissione di un reato per facilitare o occultare un altro crimine. Gli imputati avevano optato per il rito abbreviato al primo grado, una scelta che prevede uno sconto di pena in caso di condanna. Oltre all’accusa di omicidio, erano state ipotizzate aggravanti come la premeditazione, il sequestro di persona, la rapina e la truffa, delineando un quadro criminale complesso e premeditato.

La tragica fine di Umberto Esposito

Umberto Esposito, conosciuto e stimato come sarto, ha incontrato una fine tragica e ingiusta. Portato in un luogo isolato, è stato legato a un albero, abbandonato a un destino crudele che gli ha negato qualsiasi possibilità di sopravvivenza. Le indagini hanno svelato il movente dietro l’omicidio: un tentativo di appropriarsi illecitamente di 50mila euro dal conto bancario della vittima, sfruttando movimenti finanziari che hanno infine condotto gli investigatori a Faiola e Vaceanu. La scoperta del corpo di Esposito in campagna vicino a Terracina a marzo del 2017 ha segnato l’inizio di un caso che, dopo anni di processi, vede ora i suoi colpevoli dietro le sbarre, chiudendo un capitolo doloroso ma necessario per fare giustizia e onorare la memoria di Umberto Esposito.