Suora licenziata, sentenza dei Giudici contro il Vaticano: “Dovete subito riassumerla”

Una sentenza rivoluzionaria ordina il reintegro di una suora francese licenziata senza cause valide, evidenziando l’importanza della trasparenza e della giustizia nelle comunità religiose.

Giustizia per una suora ingiustamente espulsa

Il tribunale civile di Lorient ha recentemente preso una decisione significativa a favore di madre Marie Ferréol, al secolo Sabine Baudin de la Valette, stabilendo che la sua espulsione dall’ordine domenicano tre anni fa è stata ingiusta. Dopo aver trascorso 34 anni nella comunità domenicana di Pontcallec, vicino a Vannes, Marie fu allontanata dal convento in circostanze ombrose e sottoposta a un severo regime di isolamento e penitenza presso l’abbazia di Solesmes. L’ordine di espulsione, supportato dalla sua superiora, da due ispettori Vaticani e dal cardinale canadese Marc Ouellet, le impose anche di abbandonare l’abito religioso, un gesto simbolico di grande impatto emotivo e spirituale.

Una sentenza emblematica

Il tribunale ha categoricamente definito il licenziamento di Suor Marie come “infame e vessatorio”, sottolineando l’assenza di reati o prove che giustificassero una tale decisione. La sentenza impone alla comunità delle Suore Domenicane dello Spirito Santo non solo il reintegro di Marie ma anche un risarcimento significativo: 33.622 euro per mancato sostegno, più 182.400 euro per danni materiali e 10.000 euro per danni morali, in solidarietà con Cardinale Ouellet e gli ispettori nominati dal Vaticano, per un totale di oltre 200.000 euro. Questo giudizio non solo ripara al danno subito dalla religiosa ma stabilisce anche un importante precedente sul trattamento dei membri delle comunità religiose.

Principi di trasparenza e giustizia

I giudici hanno motivato la loro decisione evidenziando il diritto fondamentale di ogni persona a essere informata in modo chiaro e preciso delle accuse a suo carico prima di ricevere qualsiasi tipo di sanzione. Questa sentenza ribadisce l’importanza della trasparenza, della giustizia e del rispetto dei diritti individuali all’interno delle istituzioni religiose, sottolineando la necessità di procedure eque e trasparenti. Il caso di Suor Marie Ferréol diventa così un simbolo di resistenza contro l’ingiustizia e un monito per le comunità religiose a riflettere sulle loro pratiche interne.