Alessia Pifferi, il suo avvocato: “Va assolta perché non voleva uccidere Diana”

La difesa di Alessia Pifferi chiede l’assoluzione, il PM e la parte civile l’ergastolo

Il processo a carico di Alessia Pifferi, la donna di 38 anni accusata di aver causato la morte della sua bambina di 18 mesi, Diana, è giunto a momenti cruciali con dichiarazioni forti e richieste divergenti da parte della difesa e dell’accusa.

La difesa: non era intenzione uccidere

L’avvocato di Alessia Pifferi ha chiesto l’assoluzione per la sua assistita, sostenendo che non c’era alcuna intenzione di uccidere la piccola Diana. “È evidente che non voleva uccidere la bambina e lo ha detto fin dall’inizio. Fu abbandono di minore,” ha affermato l’avvocato Alessia Pontenani. Secondo la difesa, la Pifferi ha commesso il reato di abbandono di minore, ma non di omicidio.

L’avvocato ha inoltre dipinto un ritratto di Pifferi come una persona che, nonostante le sue azioni, non è da considerarsi un mostro. “Se dovessi togliermi il cencio nero dalle spalle, vi direi che Alessia Pifferi è un mostro. Ma non stiamo dando giudizi morali,” ha specificato Pontenani, evidenziando come Pifferi abbia avuto una vita difficile, cresciuta in un ambiente di isolamento morale e culturale.

La parte civile e il PM: ergastolo

Dall’altro lato, la parte civile e il pubblico ministero hanno una visione diametralmente opposta. L’avvocato di parte civile, Emanuele Di Mitri, rappresentante di Maria Assandri e Viviana Pifferi (madre e sorella dell’imputata, e nonna e zia della vittima), ha sottolineato come Alessia Pifferi abbia “ucciso volontariamente” Diana, lasciandola sola senza acqua e cibo per sei giorni.

Il PM Francesco De Tommasi ha espresso una richiesta ancor più severa, chiedendo l’ergastolo per Pifferi. “C’è un’unica vittima e si chiama Diana, e c’è una bugiarda che è Alessia Pifferi,” ha detto De Tommasi, sottolineando come Pifferi abbia tradito la propria figlia in più occasioni, mentendo sulla vita della bambina e abbandonandola. “Condannatela all’ergastolo per dare giustizia a Diana,” ha concluso il PM.

Un processo carico di emozioni

Il processo vede quindi due narrazioni molto diverse. Da una parte, c’è chi vede in Pifferi una donna che, nonostante un atto orribile, è il risultato di una vita di sofferenze e abbandoni, incapace di un vero intento omicida. Dall’altra, ci sono coloro che vedono in lei una figura che ha compiuto l’irreparabile, tradendo l’innocenza e la fiducia di una bambina che aveva solo lei al mondo.