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Meloni prepara la trappola elettorale: o con lei o fuori dai giochi

La premier punta alla riforma elettorale per blindare la sua leadership: scheda col suo nome in alto e partiti minori relegati al ruolo di comparse

La strategia di Meloni: premio al primo e nome in scheda

Durante un vivace scambio al Senato con Matteo Renzi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato apertamente di voler modificare l’attuale legge elettorale. Un’idea già nell’aria da tempo, ma che ora assume contorni precisi: ritorno al proporzionale, ma con un premio di maggioranza al partito o coalizione che arriva primo, proiettandolo al 55% dei seggi in Parlamento. Il tutto accompagnato da un requisito chiave: l’indicazione obbligatoria del candidato premier sulla scheda.

Una formula che ricorda non poco il Porcellum, dichiarato incostituzionale nel 2013, e che a sua volta riecheggiava la legge truffa del 1953 e perfino la legge Acerbo del 1923. L’unica differenza, stavolta, sarebbe una soglia minima al 40% per ottenere il bonus, così da evitare nuove bocciature della Consulta.

Uno sgambetto all’opposizione… e anche agli alleati

Dietro l’apparente riforma in nome della governabilità, si nasconderebbe una manovra politica a tenaglia. Secondo gli analisti, il nuovo sistema costringerebbe Giuseppe Conte e Elly Schlein a una scelta brutale: chi dei due sacrificarsi per designare l’altro come leader della coalizione? Una spaccatura quasi inevitabile. L’attuale sistema consente infatti ammucchiate elettorali senza un capo formale; la riforma Meloni, al contrario, obbligherebbe a mostrare le carte in anticipo.

Ma non finisce qui. Il nuovo Porcellum 2.0 rischia di colpire duramente anche Forza Italia e Lega. Per ottenere la loro fetta di seggi, Tajani e Salvini dovrebbero accettare un ruolo da comprimari, rinunciare a ogni ambizione autonoma e riconoscere formalmente Meloni come unica leader. Con il nome della premier scritto a caratteri cubitali sulla scheda elettorale, e i loro simboli in piccolo sotto, l’effetto-aspirapolvere a favore di Fratelli d’Italia sarebbe inevitabile.

Verso il partito unico meloniano?

Con la riforma, la premier rafforzerebbe la propria posizione non solo all’interno della coalizione, ma anche in Parlamento. Il premio di maggioranza la renderebbe meno vulnerabile ai ricatti politici e più solida in caso di defezioni. Se poi venisse approvato anche il premierato, una crisi porterebbe direttamente al voto, senza passare dal Quirinale.

Il modello somiglia molto a quello che fu il Popolo della Libertà, nato nel 2009 dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale. E non è un caso che si parli sempre più insistentemente di un possibile partito unico meloniano: il terreno legislativo per renderlo egemone potrebbe essere già in preparazione.