Stop agli smartphone in classe, Valditara spinge l’Europa: “Danneggiano memoria e linguaggio, da settembre via i cellulari”
L’Italia guida una proposta per vietare l’uso dei telefoni nelle scuole primarie e medie in tutta l’UE. Valditara: “È ora di proteggere i nostri ragazzi”.
La proposta italiana conquista l’Europa
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha presentato al Consiglio Istruzione dell’Unione europea a Bruxelles una proposta ufficiale per raccomandare a tutti gli Stati membri il divieto dell’uso degli smartphone in classe per gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Una misura che trova già largo consenso: 11 Paesi, tra cui Francia, Svezia, Ungheria, Cipro, Grecia e Belgio, hanno sostenuto l’iniziativa. Nessuno si è espresso in senso contrario.
«È giunto il momento di intervenire con decisione per tutelare il benessere e l’apprendimento dei nostri giovani», ha dichiarato Valditara, motivando la proposta con evidenze scientifiche. Secondo gli studi citati, l’uso eccessivo dei dispositivi digitali in età precoce incide negativamente su memoria, concentrazione, linguaggio e pensiero critico, e contribuisce al calo delle performance scolastiche e all’isolamento sociale.
Divieto operativo in Italia da settembre
In Italia, il divieto è già realtà. A partire da settembre 2024, sarà vietato l’uso dei telefoni cellulari per tutti gli alunni, dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado. L’unica eccezione riguarda i casi previsti nei piani didattici personalizzati, rivolti a studenti con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento.
Valditara ha sottolineato l’urgenza di “dare una pausa dai cellulari” agli studenti, ricordando che il problema riguarda anche la sicurezza digitale. «Serve un approccio coordinato a livello europeo sul tema dell’accesso ai social network per contrastare cyberbullismo, pedopornografia, autolesionismo e violenza di genere», ha aggiunto il ministro.
La proposta italiana, appoggiata anche dalla presidenza polacca di turno dell’Unione e dalla commissaria europea Roxana Minzatu, sarà ora oggetto di ulteriori approfondimenti in sede comunitaria per una possibile formalizzazione.