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Conte cancella la regola dei due mandati: via libera a Raggi, Appendino e i “big” del M5S

Il Consiglio nazionale approva le nuove regole volute da Conte: deroghe con voto online, ritorna il mandato zero. Cade il dogma di Grillo.

Il Movimento 5 Stelle archivia la regola simbolo di Grillo

Martedì 20 maggio, il Consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle, convocato da Giuseppe Conte, ha sancito ufficialmente la fine della storica regola dei due mandati, uno dei pilastri fondativi imposti da Beppe Grillo. La norma, secondo cui un eletto doveva rinunciare a qualsiasi carica dopo due legislature, è stata modificata con un nuovo Codice etico, approvato anche attraverso un voto online degli iscritti.

Si tratta di una svolta radicale nella storia del Movimento: d’ora in avanti sarà possibile candidarsi per un terzo mandato parlamentare o locale, purché si rispettino alcuni criteri di meritocrazia e si ottenga il via libera degli iscritti con una maggioranza qualificata del 75%.

Deroghe e quote, Conte ridisegna la leadership

Le deroghe saranno concesse su proposta del presidente del Movimento, che indicherà i nomi al Consiglio nazionale per la ratifica. I criteri tengono conto dell’attività svolta (presenze, proposte di legge, restituzioni), della reputazione sul territorio e dell’impegno costante nel tempo.

Il nuovo regolamento introduce anche un meccanismo di quote fisse, attraverso cui sarà suddiviso il numero di deroghe tra le varie istituzioni. Inoltre, viene formalizzato il principio secondo cui, una volta ottenuto il terzo mandato, un esponente può subentrare al garante nei ruoli di vertice del Movimento.

Una delle novità più significative è il ripristino della regola del “mandato zero”: il primo incarico da consigliere comunale non verrà più conteggiato nei limiti complessivi. Una decisione che apre le porte a Virginia Raggi, Chiara Appendino, Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi, tutti tecnicamente al terzo mandato ma penalizzati finora dal precedente conteggio.

Stop and go, comuni piccoli e candidabilità

Il nuovo impianto normativo introduce anche la regola dello “stop and go”: chi ha svolto due mandati potrà ricandidarsi dopo una pausa di cinque anni. I limiti non si applicheranno nei comuni sotto i 15 mila abitanti, mentre per tutti gli altri varranno le nuove regole.

Altro vincolo importante: per candidarsi al Parlamento sarà necessario essersi già candidati a livello territoriale, anche senza essere stati eletti. L’obiettivo è valorizzare l’esperienza sul campo e ridurre il fenomeno delle candidature calate dall’alto.

Tensioni e malumori interni

Non sono mancate perplessità e malumori. Alcuni esponenti del Movimento hanno contestato la disparità tra piccoli e grandi comuni: “Così si rischia di bruciare un mandato in un centro piccolo”, si è udito nei corridoi di Montecitorio. Altri osservano che le modifiche, pur giustificate dalla volontà di rafforzare il gruppo dirigente, segnano una rottura definitiva con il grillismo originario.