Lo scontro tra Saviano, Arianna Meloni e il Pd infiamma il dibattito sull’antimafia. Accuse incrociate tra insulti, propaganda e retorica da anniversario.
“Fratelli d’Italia non è un partito, è una banda.” Con queste parole al vetriolo Roberto Saviano ha dato fuoco alla miccia sui social, commentando un post ufficiale del partito di Giorgia Meloni che invitava a “diffidare di chi ha migliorato la propria vita speculando sulla criminalità” e proponeva un accostamento fotografico tra l’universo di Gomorra e i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Un attacco definito da Saviano “disgustoso”, rilanciato poche ore dopo anche in tv, durante la puntata di Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber su La7. Accanto a lui, Rosy Bindi ha espresso solidarietà, sottolineando: “Oggi la mafia spara meno perché si serve della corruzione. Il metodo mafioso si è trasformato, avvalendosi della collaborazione esterna”.
Non si è fatta attendere la reazione del partito meloniano. Da Caivano, nel pomeriggio di sabato, è intervenuta direttamente Arianna Meloni, sorella della premier e responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia, con un attacco diretto non solo a Saviano, ma anche a chi lo ha difeso: “Siamo stati i primi a parlare di mafia nigeriana, a lanciare appelli internazionali contro i trafficanti di esseri umani”, ha dichiarato.
Poi, il colpo frontale a Bindi: “Alle Rosy Bindi di turno dico: meno salotti e più Caivano. Venga a vedere con i suoi occhi cosa ha fatto il governo Meloni”. E ha aggiunto: “Abbiamo inasprito le pene per corrotti e mafiosi, difeso il carcere ostativo, mentre qualcuno della sinistra andava a trovare i boss in prigione”.
La replica del Partito Democratico non si è fatta attendere. Con una nota congiunta, firmata da Debora Serracchiani, Silvio Lai, Andrea Orlando e Walter Verini, i dem hanno attaccato duramente Arianna Meloni, definendola “una goccia d’acqua della sorella per improntitudine e tendenza a mistificare” e accusandola di “manganellare gli avversari come Delmastro e Donzelli”.
“A questa destra – prosegue la nota – che smantella i presìdi di legalità, che limita le intercettazioni, che favorisce i subappalti e vuole allentare i controlli sul Ponte sullo Stretto, non riconosciamo nessuna lezione di legalità”. E concludono: “Il Pd ha nel suo Dna l’antimafia vera. A differenza di chi fa propaganda celebrando gli anniversari con retorica e ipocrisia mentre indebolisce ogni giorno la lotta alla criminalità organizzata”.