“Femministe Rai, ciclisti e gay: tutti contro di me”, Feltri si sfoga, e svela l’ipocrisia della sinistra
Vittorio Feltri smonta il dogma sul femminicidio: “Bufala costruita per zittire chi dissente. Oggi non si cerca la verità, ma la condanna sociale del libero pensiero”
“Femminicidio? Emergenza falsa”: Feltri rilancia i dati e attacca la narrazione imposta
Nel suo nuovo editoriale, Vittorio Feltri sferra un attacco durissimo contro quella che definisce “l’isteria del politicamente corretto”, prendendo come esempio la gestione del dibattito sul tema del femminicidio. L’obiettivo non sarebbe affatto la verità o la tutela delle vittime, ma la creazione di una liturgia mediatica e culturale in cui “chi si discosta dallo spartito, viene cancellato”.
Feltri racconta il caso del professore Vincenzo Mauro, docente di statistica all’Università di Macerata, messo alla gogna per aver sostenuto – numeri ufficiali alla mano – che “l’Italia è tra i Paesi con meno femminicidi al mondo” e che il fenomeno sarebbe in calo. “Nonostante i dati provengano dal Ministero dell’Interno, chi osa metterli sul tavolo viene etichettato come criminale o pazzo”, scrive il giornalista. “Ma nel 2025, potremmo essere il Paese dove le donne hanno il rischio più basso. Questo dato mi fa piacere. Ma allora perché ci fanno credere il contrario?”
“Mi vogliono espellere dal consesso umano”: Feltri contro le “falangi indignate”
Feltri denuncia un sistema mediatico e culturale che, al primo accenno di dissenso, scatena la “caccia al pensiero non conforme”. Parole-chiave come “femminicidio” – sostiene – attivano una reazione automatica, in cui è obbligatorio rispondere come in un catechismo. “Chi si rifiuta di partecipare alla messinscena, finisce nel lazzaretto dei dannati”, ironizza.
Il giornalista si dice vittima di una persecuzione continua: “Non importa cosa dica, l’importante è che io sia attaccabile. Sono vecchio, famoso, ribelle, quindi perfetto per essere linciato in pubblico”. E prosegue con un elenco ironico degli “eserciti” che ogni volta gli si scagliano contro: “Giornalisti, femministe Rai, ciclisti, gay, islamici, napoletani, calabresi. Tutti insieme, con lo stesso scopo: non replicare, ma pretendere che io venga cancellato da giornali, tv, e dalla società”.
“Meglio l’inferno che le anime belle in Paradiso”: l’ultimo paradosso feltriano
Nel suo consueto stile provocatorio, Feltri chiude il pezzo evocando il post-mortem. “Non sono immortale, ma non me ne andrò così in fretta. Quando morirò, le confraternite della purezza mi inseguiranno anche nell’aldilà. Andranno in Paradiso a incipriare petunie, io preferisco l’inferno: il clima è peggiore, ma la compagnia più divertente”.
E nel post scriptum, racconta un caso concreto: durante una puntata della trasmissione di Piero Chiambretti, ha risposto con una battuta a una domanda sul rifugio di una donna in pericolo. Era satira, dice, ma anche lì è scattata la condanna. “Non soffro il solletico degli idioti. Ma attenzione: non caschiamoci. La vera emergenza non è il femminicidio, ma l’assassinio del pensiero critico”.