Palazzo Chigi, vertice teso tra Meloni, Salvini e Tajani: centrodestra in fibrillazione dopo la batosta elettorale
Scontri su dazi, terzo mandato e politica estera. Meloni frena Salvini e tenta di blindare l’alleanza in vista delle Regionali d’autunno.
Centrodestra scosso dopo le Comunali: Meloni impone calma
Non è stato un semplice aggiornamento settimanale, ma un confronto carico di tensione quello avvenuto a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e i suoi vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Un’ora e mezza di vertice nel cuore di una settimana segnata dalla doppia sconfitta del centrodestra al primo turno delle amministrative in Genova e Ravenna. Un colpo pesante per chi, come Meloni, aveva puntato sul “centrodestra unito” per contenere l’avanzata di un centrosinistra che, al contrario, si è dimostrato compatto e vincente.
“Le elezioni nelle città non sono un test per il governo”, è stata la linea imposta dalla premier ai suoi interlocutori. Ma è chiaro che l’allerta è massima in vista delle Regionali d’autunno, dove si deciderà molto anche del futuro assetto interno alla maggioranza.
Lite tra Lega e Forza Italia su dazi e Ponte
Al centro del faccia a faccia anche lo scontro tra Salvini e Tajani su più dossier economici. I toni si sono alzati sul tema dei dazi imposti dagli Stati Uniti, con Tajani che ha bollato come “slogan” le uscite di Salvini contro l’Unione Europea. Non è mancata la replica del vicesegretario della Lega Roberto Vannacci: “Tajani dice che l’Europa risolve i problemi? No, è stata la maggior fonte di crisi per l’Italia”.
Tensione anche sul Ponte di Messina. Meloni avrebbe chiesto a Salvini di “placarsi” e agire con maggiore prudenza per evitare contrasti istituzionali: “Non voglio andare a uno scontro frontale con il Quirinale”, avrebbe detto, in riferimento al recente dietrofront sul controllo antimafia richiesto dal Viminale e poi ritirato su input della premier.
Il nodo del terzo mandato e la sfida in Veneto
Altro fronte caldo: la battaglia interna sul terzo mandato dei governatori, dopo l’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della legge del Trentino-Alto Adige, che avrebbe permesso al leghista Maurizio Fugatti di candidarsi nuovamente. Meloni ha ammonito gli alleati: “Aspettiamo la decisione della Corte costituzionale, ma intanto evitiamo di farci la guerra tra noi”. Il vero banco di prova sarà il Veneto, dove Luca Zaia rappresenta per la Lega una figura irrinunciabile. In caso di via libera della Consulta, il muro con Fratelli d’Italia sarà difficile da evitare.
Divergenze anche sulla legge elettorale e su Gaza
Non meno divisivo il tema della legge elettorale. Salvini ha espresso contrarietà al sistema proporzionale con premio di maggioranza promosso da Fratelli d’Italia, ritenuto inadatto a fronteggiare un centrosinistra in fase di ricompattamento. Intanto, l’opposizione prepara una manifestazione nazionale per la pace in Gaza, mentre tra Palazzo Chigi e Farnesina cresce l’imbarazzo per le ultime operazioni militari israeliane.
Nel vertice si è discusso anche della posizione italiana sul conflitto in Medio Oriente, dopo le critiche del ministro della Difesa Guido Crosetto al premier Benjamin Netanyahu: “Ha superato il limite”, aveva dichiarato. Domani sarà il turno di Tajani, che interverrà alla Camera dei Deputati per confermare la posizione ufficiale italiana: amicizia con Israele, ma fine immediata dei bombardamenti.