Italia & Dintorni

Briatore si racconta: “L’Italia non mi merita, non ha saputo valorizzarmi”

L’ex manager di Formula 1, ora ambasciatore del Principato di Monaco, ripercorre la sua vita tra business, cadute, figli e rancori con l’Italia.

Dall’infanzia tra i banchi al debutto da imprenditore

Un’infanzia modesta tra le montagne di Montaldo di Mondovì, con entrambi i genitori insegnanti, e una personalità ribelle fin da piccolo. Flavio Briatore ha mosso i primi passi nel mondo con una precoce intraprendenza, facendo il bookmaker a soli otto anni. Racconta di un rapporto complicato con il padre, che lo bocciò in quinta elementare: “Forse lo fece per dare il buon esempio”.

Il primo vero distacco arriva dopo il diploma da geometra: “Il regalo più grande che ho fatto ai miei genitori è stata l’indipendenza”. Da lì inizia un percorso fatto di scommesse vinte e perse, che lo ha portato a dominare in Formula 1 e nel mondo della ristorazione internazionale.

Successi, scelte coraggiose e l’amarezza per l’Italia

Il manager non nega gli errori: “Gli errori sono una costante. Il segreto è correggere subito il tiro”. Come quando puntò tutto su un giovane Fernando Alonso, al posto dell’allora promettente Jenson Button: “Mi diedero tutti contro, ma avevo ragione io. Un manager è sempre solo quando decide”.

Oggi vive tra Monaco, Dubai, Riad e Spagna, ma il rapporto con l’Italia resta teso: “Non mi ha mai aiutato. Non si merita che ci viva. È un Paese di Gattopardi”. La ferita più profonda? Il sequestro dello yacht Force Blue, venduto all’asta poco prima dell’assoluzione in Cassazione: “L’ha comprato un amico come Ecclestone, per fortuna”.

Anche in Sardegna, dove aveva investito con il Billionaire, racconta di essere stato osteggiato: “Quella terra non ha ricambiato il mio amore. Ho venduto i muri, non il marchio”.

Dal Billionaire a Crazy Pizza: “Io non vendo pizze, vendo esperienze”

Oggi Crazy Pizza è il marchio su cui punta: “Abbiamo 30 locali, vogliamo arrivare a 50. La mia preferita? La Margherita, con mozzarella di bufala: 18 euro”.

Ha appena venduto il Twiga al gruppo Del Vecchio: “Ho scelto loro perché garantivano i posti di lavoro. Dovevo tornare in pista”. E a chi lo critica, risponde: “I soldi ti danno una grande libertà. Chi mi critica è sempre più sfigato di me”.

Nel 1994 il trionfo con Schumacher: “Mi ripetevo, hai vinto il Mondiale di Formula 1”. Su Michael oggi dice: “Non sono andato a trovarlo. Lo voglio ricordare sorridente, non disteso su un letto”.

Falco, Gregoraci e i valori che restano

Con Elisabetta Gregoraci ha mantenuto un buon rapporto: “Non siamo più una coppia, ma restiamo genitori. Siamo stati bravi a mettere Falco al primo posto”. Il figlio, oggi in collegio in Svizzera, parla quattro lingue, conosce tutti i dipendenti dei ristoranti del padre e riceve una paghetta mensile da 500 euro.

L’attacco alla politica: “Non pensa ai giovani”

Briatore non risparmia nemmeno i media e la classe dirigente italiana: “I tg e i giornali aprono con litigi. Nessuno pensa ai giovani. L’Italia ha potenziale, ma non ha una politica all’altezza”.

Alla fine, guardandosi indietro, non rinnega nulla: “Tutto è servito a scrivere la mia storia. Anche la condanna per truffa da ragazzo: ci fu l’amnistia, ma ho rimborsato tutti”.