Nordio cambia rotta: tossicodipendenti fuori dalle carceri, disintossicazione in strutture esterne
Il ministro della Giustizia propone una riforma radicale: togliere i detenuti con dipendenze dalle celle per avviare percorsi alternativi di recupero.
Una nuova strategia contro il sovraffollamento
Il sovraffollamento carcerario è un problema storico del sistema penitenziario italiano. Per affrontarlo, il ministro della Giustizia Carlo Nordio propone una svolta: i detenuti tossicodipendenti dovrebbero essere trasferiti fuori dalle celle, per avviare programmi di recupero e disintossicazione presso strutture dedicate. “È la prima forma di rieducazione”, ha spiegato Nordio, sostenendo che la detenzione non è la soluzione per chi ha alle spalle una dipendenza patologica.
Una riforma strutturale, non emergenziale
La proposta del ministro non è pensata come un semplice provvedimento tampone, ma come una strategia strutturale e di lungo periodo. Il sovraffollamento, ha sottolineato Nordio, non si risolve con misure temporanee, ma con un modello organico che rimetta al centro il recupero sociale del detenuto. Oggi circa il 20% della popolazione carceraria è composta da soggetti tossicodipendenti: una percentuale che rende la riforma non solo urgente, ma essenziale.
Il lavoro come strumento di reinserimento
Un altro punto chiave è il lavoro in carcere. Secondo il ministro, solo l’1% dei detenuti che hanno avuto un’occupazione durante la detenzione ricade nella recidiva. Dati alla mano, Nordio ha evidenziato come l’attività lavorativa sia un fattore determinante per il reinserimento. Anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Zuppi, in visita in un istituto penitenziario, ha dichiarato: “La speranza per loro è il lavoro”, auspicando politiche che valorizzino percorsi di dignità e responsabilizzazione.