Ilaria Salis trema: “Mi arrestano mentre lavoro” ma è bufera sul web, “Niente scuse, vai a processo”
L’eurodeputata di Avs tenta l’estremo appello: il 24 giugno potrebbe essere autorizzato il processo in Ungheria. Intanto monta la protesta sui social.
Il giorno del giudizio si avvicina: Salis teme l’arresto
“Non sulla mia pelle”. È il grido accorato di Ilaria Salis, europarlamentare eletta con Avs, che da giorni rilascia interviste e gira video sui social nel tentativo di scongiurare un esito che appare sempre più probabile: la revoca dell’immunità parlamentare, chiesta dall’Ungheria per poter procedere con il processo a suo carico. Il Parlamento europeo si pronuncerà il 24 giugno.
L’ex insegnante milanese, incarcerata per oltre un anno a Budapest con l’accusa di aver partecipato a un’aggressione contro due militanti di estrema destra, oggi si presenta come un simbolo della libertà democratica. Ma molti in Italia non ci stanno. E la rete è in fermento.
La strategia della “martire”: tra autocelebrazione e accuse a Orbán
Nel suo recente intervento pubblicato su X, Salis ha dichiarato: “L’Europa non si pieghi all’autoritarismo. Non sia complice della ‘democrazia illiberale’ di Orbán. Non dopo tutto quello che ho già subito”. La linea è chiara: trasformare la propria vicenda giudiziaria in una battaglia simbolica tra libertà e repressione.
Ma a Bruxelles l’aria è cambiata. Come ricordano diversi eurodeputati, l’immunità parlamentare non si applica retroattivamente ai reati precedenti all’elezione. Salis lo sa e ora teme che il Parlamento le tolga quella protezione che le ha garantito la scarcerazione. Non perderebbe il seggio, ma potrebbe essere arrestata anche in Italia o in Belgio in base a un nuovo mandato di cattura europeo.
Nel frattempo, la sinistra italiana difende la sua causa, ma tra i banchi del PPE si registrano divisioni. Salis spera che i popolari scelgano “la coerenza con la loro storia politica”, ma sa bene che il voto potrebbe sfuggirle.
Bufera sui social: “Basta vittimismo, affronta il processo”
Mentre lei insiste sullo “stato di diritto” e sui “valori fondanti dell’Unione europea”, molti utenti sui social non le perdonano l’atteggiamento: “Ti atteggi a martire, ma non spieghi nulla sui fatti contestati”, scrive un utente. Altri la accusano di voler evitare il processo con artifici politici, ignorando il peso delle leggi: “Se i reati sono precedenti, l’immunità va revocata. Punto”.
C’è chi sottolinea la contraddizione tra il suo passato di attivista dei centri sociali e l’attuale tono istituzionale. “Ti sei sempre fatta beffe dello Stato e ora chiedi protezione da esso?”, scrive un altro. E non manca l’ironia amara: “Quando uno inizia a parlare in terza persona è la fine…”.
Nel frattempo, Salis ribadisce: “Difendere la mia immunità non significa difendere me. Significa difendere la libertà di espressione, l’indipendenza del potere legislativo, la democrazia”. Ma anche queste parole, per molti, sanno di retorica forzata.
Il tempo stringe. La conta si avvicina. E l’ultimo appello della deputata suona come una supplica: “Chi sarà chiamato a votare dovrà assumersi la responsabilità storica di decidere se in Europa debba prevalere l’autoritarismo oppure la democrazia. A voi la scelta”.