Il Partito Democratico celebra la maggiore età tra autocritiche e nostalgia: da Fassino a Picierno, i dirigenti riconoscono gli errori di un progetto incompiuto.
Un compleanno tra rimpianti e delusioni
Il Partito Democratico ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno, ma l’atmosfera non è stata quella delle grandi occasioni. Nato il 14 ottobre 2007 dalla fusione tra Ds e Margherita, il Pd avrebbe dovuto rappresentare la sintesi di due grandi tradizioni riformiste italiane. Diciotto anni dopo, però, i dirigenti del partito si interrogano su cosa sia rimasto di quel sogno. Nessuna festa, nessun brindisi: solo riflessioni amare e messaggi autocritici.
Tra i primi a rompere il silenzio è stato Piero Fassino, che in un post su X ha scritto: “Il Partito Democratico compie 18 anni e passa alla maggiore età, il tempo in cui si esce dall’adolescenza e si fanno scelte di vita che segnano il destino e il futuro. Auguri e avanti al servizio della democrazia, dell’Italia e dell’Europa”. Un messaggio che suona più come un monito che come una celebrazione. Tra le righe, l’invito a crescere e a uscire da un’infanzia politica che, secondo molti, dura ormai da troppo tempo.
Il ricordo di Veltroni e la nostalgia del passato
Più sentimentale il messaggio di Walter Verini, che ha preferito guardare indietro. “Il Pd compie 18 anni. Il 14 ottobre 2007, 3.170.000 persone alle primarie elessero Walter Veltroni segretario. Alle prime elezioni prese 12.200.000 voti, il 33,4%. Il mondo è cambiato. Ma serve ancora un partito radicato e aperto, incontro di culture diverse, che parla a tutto il Paese”, ha scritto.
Un ricordo che sa di rimpianto per un’epoca in cui il Pd sembrava davvero poter incarnare un sogno progressista e popolare. Veltroni, all’epoca, aveva costruito un partito “a vocazione maggioritaria”, capace di parlare a tutte le anime del centrosinistra. Ma quella stagione, oggi, appare lontanissima. Le scissioni, le sconfitte elettorali e la frammentazione interna hanno logorato il progetto originario, lasciando spazio a un partito spesso diviso e incapace di proporre una visione comune.
La stoccata di Picierno e la realtà di un progetto incompiuto
Anche Pina Picierno, oggi eurodeputata, ha scelto di ricordare la nascita del Pd, non senza lanciare una frecciata. “Diciotto anni fa nasceva il Partito Democratico grazie soprattutto al lavoro generoso di Walter Veltroni: molto più di un’intuizione. È stato il tentativo di legare opinione pubblica e partecipazione politica, di contribuire allo sviluppo del Paese con un chiaro progetto riformatore, di unire le migliori tradizioni repubblicane per un nuovo impegno culturale, di offrire agli italiani una rinnovata evoluzione costituzionale dei partiti popolari. Ci siamo riusciti? Solo parzialmente”.
Dietro le parole della Picierno si legge la consapevolezza di un’occasione mancata. La tensione con la segretaria Elly Schlein, mai sopita, traspare tra le righe: per molti dirigenti storici, l’attuale leadership non è riuscita a rilanciare il partito né a recuperare quel rapporto con gli elettori che un tempo lo rendeva competitivo.
Così, il diciottesimo compleanno del Pd si è trasformato in un bilancio collettivo di errori e rimpianti. Nessuna torta, nessuna festa, solo un coro che, in forme diverse, ammette: “Abbiamo fallito”.