Pensioni, proposta Boeri, Uil si flessibilità no a tagli del 34%

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La proposta di Tito Boeri è stata presentata in una conferenza stampa lo scorso 8 luglio.

Da quel giorno in poi sono nate numerose discussioni sulle eventuali modifiche che potranno essere apportate alla legge Fornero considerata da tutti superata.

Tito Boeri è un economista molto conosciuto in Italia che da pochi mesi è stato nominato presidente dell’Inps da il premier Matteo Renzi e dalla coalizione che lo sostiene.

Con il ricambio generazionale si permette ai lavoratori di accedere alla tanto sospirata pensione ed ai giovani o a chi non ha lavoro di avere più più possibilità di trovarlo.

Sono due gli obbiettivi principali della proposta Boeri, maggiore flessibilità in uscita e calcolare le pensioni solo con il sistema contributivo.

Maggiore flessibilità consentirebbe a molti lavoratori che hanno da tempo raggiunto il massimo dei contributi di accedere alla tanto sospirata pensione.

La flessibilità in uscita, però, determinerebbe una diminuzione dell’assegno mensile, quantizzato dai tecnici dell’Inps, tra il 7 e il 10%.

Secondo gli ultimi studi pubblicati dai tecnici di uno dei massimi sindacati italiani, la Uil la proposta di Tito Boeri determinerebbe una riduzione dell’assegno pensionistico maggiore rispetto a quello ipotizzato dal presidente dell’Inps.

Secondo i tecnici della Uil gli assegni pensionistici potrebbero avere una riduzione consistente di oltre il 34%.

Un dato molto allarmante quello fornito dal sindacato.

Secondo la Uil un lavoratore che ha compiuto i 62 anni ed ha raggiunto 35 anni di contributi, con la legge Fornero riuscirebbe a percepire un assegno medio mensile di 2.345 euro; con la proposta Boeri l’assegno scenderebbe di parecchio fino ad arrivare a soli 1.549 euro con una perdita per il lavoratore di 10 mila euro annui.

Ora i lavoratori attendono contro prove da parte dei tecnici dell’Inps.

La riforma Boeri propone un altro punto molto importante che, però, trova l’adesione di tutti i sindacati: l’istituzione del reddito minimo per i lavoratori over 55 anni che si ritrovano senza lavoro.

Secondo i dati statistici molto allarmanti i lavoratori nella fascia di età tra i 55 anni e i 65 anni riescono difficilmente a trovare una nuova occupazione.

Solo un lavoratore su dieci, in questo caso, riesce a trovare una nuova occupazione.

Le risorse necessarie per l’istituzione del reddito minimo over 55 anni, secondo Boeri, potrebbero essere recuperate dai tagli dalle pensioni d’oro e dai vitalizzi dei parlamentari.