Prostituzione, donna cinese gestiva case per appuntamenti a Medicina e Faenza

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Una donna cinese, il suo compagno italiano ed un amico della coppia avevano organizzato tutto quasi alla perfezione per sfuggire alle forze dell’ordine.

Un sito con un numero telefonico, una segretaria cinese che informava i clienti sulle tariffe e sul tipo di prestazione che venivano fornite.

Una volta fissato l’appuntamento il cliente si presentava sul luogo stabilito dove ad attenderlo c’era la giovane ragazza cinese che già sapeva la prestazione che doveva compiere.

In Emilia sono state scoperte dai carabinieri due case per appuntamenti gestite da una giovane donna cinese e dal suo compagno.

La “pubblicità” delle due case a luci rosse era fatta tramite un sito internet che era continuamente aggiornato.

I carabinieri indagavano sulle due case per appuntamenti da nove mesi.

Le forze dell’ordine hanno posto sotto sequestro i due appartamenti  che avevano le finestre oscurate da dei fogli di giornale.

Gli abitanti di Medicina, un paese abitato di poco più di 13 mila abitanti vicinissimo a Bologna da qualche tempo avevano notato un movimento strano nei pressi di un appartamento al secondo piano di una palazzina in pieno centro, in viale delle Libertà.

Un movimento che è stato segnalato alle forze dell’ordine che hanno iniziato a indagare.

Oggi, dopo mesi di pedinamenti e dopo aver ascoltato dei “clienti” delle prestazioni fornite da alcune ragazze orientali nell’appartamento a Medicina, sono state eseguite dalle forze dell’ordine di Imola tre misure cautelari.

E’ finita in carcere una donna di origine cinese di soli 36 anni che gestiva la casa d’appuntamento.

Il compagno della donna, un italiano di 58 anni è agli arresti domiciliari con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.

Ad una terza persona, un altro uomo italiano di 52 anni che era proprietario dell’appartamento e curava il sito nel quale erano elencate le prestazioni con il rispettivo tariffario delle ragazze orientali, gli è stato notificato il provvedimento di obbligo di firma.

La donna cinese e il suo compagno avevano già commesso in precedenza reati annessi alla prostituzione.

I carabinieri di Imola, che hanno seguito il caso, erano venuti a conoscenza del sito che elencava le prestazioni e dava tutte le informazioni necessarie ai clienti sugli orari degli appuntamenti, sull’indirizzo e sulle tariffa da pagare.

Sembrerebbe che la donna cinese e il suo compagno fossero i gestori anche di un’altra casa di appuntamento che è stata scoperta a Faenza in provincia di Ravenna.

Il compenso per la prestazione per circa il 50% era della ragazza che si era prostituita e l’atro 50% dei gestori della casa d’appuntamento.