Puglia, il parroco: “No al padrino, è sposato con una divorziata”. E un 14enne non vuole più fare la cresima

 

Niccolò ha deciso che domenica prossima non si presenterà in chiesa. “Se zio Gigi non può farmi da padrino, allora preferisco non ricevere la cresima”, ha ripetuto al papà con convinzione. Perché Luigi D. (“zio Gigi”) prova da tredici anni a essere un punto di riferimento spirituale agli occhi del ragazzo. Anche se sposato con una donna divorziata. “Una persona straordinaria, che Niccolò ha scelto di avere a fianco in un giorno importante come quello della sua cresima – racconta il padre del ragazzo, l’avvocato Lucio C. – E di fronte al rifiuto della Chiesa, mio figlio ha deciso di rinunciare al sacramento”.

Arriva da Lucera, in provincia di Foggia, la storia di Niccolò e zio Gigi. A raccontarla in una lunga lettera a Repubblica è Deborah D., moglie di Luigi. “Ci siamo sposati con rito civile nel 2012 perché io sono divorziata – racconta la quarantenne foggiana – e da allora agli occhi della Chiesa mio marito è colpevole: per essersi innamorato di una donna divorziata, per avere deciso di impegnarsi con la persona che ama, per avere cresciuto con lei sua figlia come se fosse sua, invece che vivere da eterni fidanzati in case separate”.

L’ultimo prezzo da pagare è la rinuncia a fare da padrino al figlioccio. “Niccolò ha 14 anni, è il tipico adolescente che ama la musica e gli amici – scrive Deborah – Frequenta il catechismo dalla prima elementare e ora, al termine del suo percorso formativo, a un passo dalla meta è stato costretto a fermarsi: domenica vedrà i suoi compagni percorrere la navata della chiesa, avvicinarsi al vescovo, avvicinarsi ancora di più a Dio grazie alla santa cresima. Lui però non può”. Qual è l’intoppo? “È colpevole – ripete la donna – La sua colpa? Aver scelto il padrino sbagliato”.

Eppure Niccolò ha deciso senza esitazione. “Non poteva essere altri che Luigi – assicura Deborah – Lo chiama ‘zio’ da sempre, nonostante non esista un legame di sangue. Luigi è sempre stato presente nella sua casa: amico di famiglia, testimone di nozze dei genitori, ha addirittura accompagnato la mamma a scegliere l’abito da sposa. Presente durante la gravidanza, in ospedale alla sua nascita, è corso anche a fare compagnia a Niccolò durante l’ultima influenza”. Una vicinanza affettiva che non ha convinto il parroco della cattedrale di Lucera, la parrocchia Santa Maria Assunta.

“Nonostante avessimo ottenuto il certificato di idoneità, abbiamo voluto essere onesti e abbiamo raccontato del matrimonio di Luigi – ricorda il papà di Niccolò – In cambio abbiamo ottenuto un rigetto irremovibile. Ci è stato detto che un divorziato non può fare il padrino, e la regola non ammette deroghe”. La famiglia di Niccolò ora ha tutta l’intenzione di scrivere al vescovo e a papa Francesco.

 

“A nulla è servito richiamare le parole di Francesco, che nel

documento chiave sulla famiglia Amoris laetitia dice che ci sono divieti che si possono superare – è il dispiacere di Deborah – Il Papa apre così una porta, prima ben serrata, a valutazioni caso per caso attraverso il metodo del discernimento. La situazione è però rimasta invariata. Ora Niccolò e lo zio Gigi sono entrambi colpevoli, ma sempre più uniti”.