Un barbiere di Potenza di 60 anni, Tonino Miglionico, sposato con due figlie, ha scritto una lettera al Premier Conte conclusa con la seguente eloquente frase: “Non so fino a quando potrò resistere”.
Il Premier Conte ha voluto rispondere con un post sulla sua pagina istituzionale: “Ho percepito tutta la passione di Tonino per il suo salone di barbiere aperto a Potenza nel 1978, l’attaccamento agli attrezzi del mestiere: le forbici, il rasoio. Sono sicuro che, con il rispetto delle regole adottate, in alcuni territori si potrà rallentare notevolmente la curva del contagio. E attività come la sua potrebbero rialzare prima del previsto la saracinesca: se abbassiamo il rischio di contrarre il virus e rispettiamo i protocolli di sicurezza, tanti clienti torneranno a tagliarsi i capelli senza essere bloccati dalla paura”.
La lettera del barbiere era la seguente: “Lo so che con tutti i problemi che ora ha l’Italia prestare attenzione a chi maneggia forbici e rasoi è forse chiedere troppo. Certo, tagliarsi i capelli non è considerato bene di prima necessità come fare la spesa per mangiare. Ma con questo mestiere mangiamo io e la mia famiglia dal ’78, da quando ho alzato per la prima volta la saracinesca del mio salone in centro, a Potenza”.
La lettera prosegue: “Mi domando e le domando: va bene essere cauti perché questo virus ha già fatto troppi danni e spedito all’altro mondo migliaia di persone, anche alcuni dei miei amici e dei miei stessi clienti. Ma perché costringerci a stare chiusi se, per esempio, nella mia regione, l’epidemia è sotto controllo e da tre giorni in tutta la Basilicata si registrano zero contagi? Le dico: lavoro da solo e, già da tempo, solo su appuntamento. Chi è interessato mi ha sempre chiamato al telefono, abbiamo stabilito ora e tipo di prestazione e tutti sono andati via felici e soddisfatti. Nessun rischio, nessun assembramento o contatto oltre il necessario. Ma tanta cura, quella sì. Ai miei clienti dedico tempo e applicazione perché, lo sanno tutti, sedersi sulla poltrona del barbiere è un po’ come stendersi sul lettino dello psicanalista: si parla, si discute, ci si apre. Insomma, si recupera quel contatto umano che questa lunga quarantena sembra aver sepolto in soffitta. Glielo dico – caro Presidente Conte – perché qui da noi non c’è nessun pericolo: un salone aperto, tutti in mascherina, e regolare fattura servono a dare un po’ di fiducia in più a questo Paese che vuol ripartire. E poi, lo ammetto: non posso permettermi altri mesi di stop. Già qualche anno fa sono rimasto fermo per lungo tempo a causa di un brutto infortunio che mi ha impedito di lavorare. E se ce l’ho fatta a non annegare è stato grazie a qualche piccolo risparmio familiare e all’aiuto dei miei genitori. Ma ora è tutto più difficile e non so fino a quando potrò resistere”.
“Ci pensi, caro Presidente, e se capita da queste parti mi venga a trovare. Scoprirà come può essere rilassante un leggero colpo di forbici tra le pareti pastello del mio salone con quegli angoli della Potenza dell’Ottocento ritratti da Porta Salza. E i prezzi sono rimasti quelli di undici anni fa: 18 euro taglio e shampoo, 5 euro per la barba. Qui, modestamente, si sono formate generazioni di barbieri. Poi ognuno ha preso la sua strada. Non ci deluda, Presidente. Glielo prometto: faremo tutte le sanificazioni necessarie, spenderemo quanto serve ma ci faccia ripartire. C’è la famiglia da mandare avanti e il fitto da pagare. A proposito: se sente qualcuno all’Inps gli dica anche che ho fatto richiesta per i 600 euro. Ma non sono arrivati neanche quelli”.