Diritto all’oblio: google subissato di richieste ritenute però solo la metà valide

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La corte Europea il 13 maggio scorso ha sancito che un singolo cittadino può richiedere di cancellare un link di un articolo pubblicato sul web ritenuto lesivo per la privacy.

Al momento si sono adeguati al sentenza due dei più grossi motori di ricerca: Google e Bing di Microsoft.

Il primo in assoluto ad adeguarsi è stata l’azienda americana di Mountain View che solo quindici dopo la sentenza ha inserito per gli utenti europei un modulo con il quale richiedere la cancellazione di una pubblicazione che può ledere la privacy.

Il modello per essere ritenuto valido dalla Commissione esaminatrice di Google deve contenere i dati anagrafici del richiedente, i motivi della richiesta di cancellazione e deve essere allegato un documento di identità valido.

Nel gior di questi pochissimi mesi, ad dimostrazione che il tema del diritto all’oblio è molto sentito dagli utenti, sono arrivate a Google più di 90 mila modelli richiedenti la cancellazione di link per la maggior parte provenienti da Germania e Francia.

La Commissione creata da Google appositamente per esaminare le richieste ha respinto il 50% di quelle arrivate ritenute non valide.

In questi giorni presso la comunità europea si è tenuto un incontro tra i componenti della commissione dei garanti della privacy e rappresentanti di tre dei più grandi motori di ricerca Google, Bing e Yahoo con all’ordine del giorno il diritto all’oblio.

La riunione ha visto i commissari della garanzia della privacy della comunità europea chiedere a Google il perché i modelli per la richiesta di cancellazione dei link che possono ledere la privacy di un individuo sono disponibili solo in Europa e non in tutto il mondo e quale metodo è stato utilizzato per decidere i link da cancellare.

Alla fine dell’incontro uno dei compenti della commissione di garanzia della privacy della UE, Billy Hawkes ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Questa pratica creerebbe una sorta di effetto `boomerang´ riportando di fatto l’attenzione su temi sepolti”.