Tatuaggi e piercing, cambiano i tempi e così i pentiti aumentano

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E’ ormai da anni che imperversa la mania a volte la smania dei tatuaggi.

Ne abbiamo visti di tutti i tipi, alcuni sono decisamente belli da vedere, altri sono esagerati, altri ancora così piccoli e ben nascosti che sono il massimo della discrezione e, dunque, li possiamo definire addirittura eleganti e poi ci sono alcune persone che si sono fatte tatuare tutto il corpo andando poi in giro a farsi ammirare (ammirare? mah!) in alcune trasmissioni televisive con tatuaggi davvero che non lasciavano nudo neanche un centimetro del corpo tanto che a quel livello il tutto appare quasi patologico.

I tatuaggi li hanno quasi tutti i personaggi famosi, i così detti vip ma anche le persone comuni soprattutto i più giovani.

Già, i più giovani ma poi presto o tardi si invecchia tutti e allora il tatuaggio su una pelle che non è più liscia e fresca non fa più lo stesso bel effetto.

E allora che si fa quando non ci vediamo più bene con la pelle tutta tatuata? O magari ci ritroviamo  con un tatuaggio che ci ricorda un periodo della nostra vita che non vogliamo più ricordare perché ci rattrista , ci fa soffrire o semplicemente perché sentiamo non ci appartiene più o, ancora, perché non abbiamo più voglia di dare tanta importanza ad un momento che per noi importante non lo è più?

Semplice, lo cancelliamo, ed è proprio quello che in tanti, nell’ultimo periodo stanno facendo alcuni anche con estrema urgenza perché a volte all’improvviso si diventa intolleranti alle pitture usate per fare il tatuaggio e dunque diventa indispensabile toglierlo .

La tecnica non è affatto semplice, tutt’altro che indolore oltre ad essere costosissima.

Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è intervenuto sull’argomento dichiarando: “ Per anni abbiamo messo in guardia i giovani dai rischi di queste mode e la nuova tendenza alla rimozione di questi segni sul proprio corpo ci conferma che pensarci più di una volta prima di farsi incidere è una buona prassi per evitare di subire conseguenze dannose per il proprio benessere psicofisico o più semplicemente di pentirsi”.

Dunque, alla rimozione non è da pensare con superficialità come si usasse una gomma per cancellare un segno di matita.

Le cose non sono assolutamente in questi termini perché si tratta di un intervento che innanzitutto non sempre è possibile effettuare ma di volta in volta sarà il medico a valutare il sussistere delle condizioni  o meno e poi significa comunque traumatizzare la pelle.

La cosa migliore e la più saggia è in primo luogo limitare al massimo i centimetri della pelle da tatuare, riflettere sulla circostanza che ciò che ci piace adesso difficilmente ci piacerà anche fra cinque anni, dieci e quindici e che avere un corpo tatuato come tutte le mode prima o poi non ci entusiasmerà più, anzi, arriverà il momento che sembrerà davvero obsoleto e non più simbolo di trasgressione come magari è stato inteso all’inizio.

Un po’ di saggezza non guasterebbe a nessuna età , basterebbe pensare che niente è per sempre.