Bari & Puglia cronaca

Il fratellastro di Antonio Cassano, in carcere tenta di strangolare un agente durante il turno: 15 giorni di prognosi

Un agente della Polizia penitenziaria è stato aggredito nel carcere di Trani da un detenuto, che ha tentato di strangolarlo. L’uomo è stato salvato dai colleghi.

Tentativo di strangolamento nel carcere di Trani

Un grave episodio si è verificato nella serata di lunedì 14 aprile all’interno della casa circondariale di Trani, in provincia di Barletta-Andria-Trani, dove un agente della Polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto durante il servizio. A darne notizia è stato il Sappe, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria.

Secondo quanto riportato, il detenuto coinvolto sarebbe Giovanni Cassano, fratellastro dell’ex calciatore Antonio Cassano, attualmente recluso per reati legati a furti, rapine e ricettazione, con una pena da scontare fino al 2036. L’uomo è già noto per episodi di violenza registrati in altre strutture detentive della regione. Durante l’aggressione, il poliziotto è stato stretto al collo e ha perso i sensi, cadendo a terra e battendo la testa contro un cancello di ferro. I colleghi, accorsi rapidamente, hanno evitato conseguenze più gravi.

La ricostruzione e la denuncia del Sappe

A riferire i dettagli dell’accaduto è stato Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe: “Più volte abbiamo avvertito che questa escalation di aggressioni, che verrebbero ‘perdonate’ dall’amministrazione penitenziaria, avrebbe portato alle estreme conseguenze. E nella serata di ieri siamo quasi arrivati ad un punto di non ritorno allorquando un detenuto con qualche problema psichiatrico avrebbe chiesto di andare all’infermeria”.

L’episodio sarebbe avvenuto quando l’agente, su autorizzazione ricevuta, stava accompagnando il detenuto verso il presidio sanitario: “Dopo essere stato autorizzato – continua Pilagatti – l’addetto alla sezione apriva la stanza del detenuto e, mentre lo accompagnava verso il presidio sanitario, improvvisamente sentiva le mani dello stesso che gli stringevano il collo così forte da farlo svenire e cadere a terra. Purtroppo, nella caduta urtava la testa al cancello in ferro”.

All’agente sono stati diagnosticati 15 giorni di prognosi per una ferita lacero-contusa alla testa. “Non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere se non fossero intervenuti gli altri poliziotti in soccorso dello sfortunato collega, ma sicuramente siamo andati molto vicino alla tragedia”, ha aggiunto Pilagatti.

Il sindacato ha inoltre sollevato interrogativi sulla gestione carceraria in casi come questi: “Ma veramente l’amministrazione penitenziaria sta aspettando che ci scappi il morto prima di prendere provvedimenti? Diciamo ciò poiché il detenuto responsabile di tale atto con una fedina penale importante […] è diventato ‘famoso’ per le aggressioni e gli atti di violenza che hanno costellato le sue apparizioni nelle varie carceri pugliesi, ottenendo l’avvicinamento a casa come ‘premio’”.