Coronavirus, il giornalista Nando Nunziante dopo la guarigione dona il plasma per aiutare gli altri

Il giornalista Nando Nunziante, dopo essere guarito dal Coronavirus ha deciso di donare il plasma per aiutare gli altri malati.

Lo ha voluto far sapere scrivendo un lungo e bellissimo post sulla sua pagina facebook.

Il giornalista scrive così:

La declinazione che preferisco della parola felicità è donare. Hanno scoperto che il mio plasma era immune dagli artigli sinistri del virus che ci ha rubato il tempo e la vita e così poco fa sono stato alla Banca del Sangue del Policlinico per donarlo. Donarlo a chi soffre ancora, a chi è ancora aggrappato ad un fiato incerto come è capitato a me. E’ come un cerchio che si chiude, una traiettoria plumbea che sfocia finalmente nell’arcobaleno. La cura del plasma immune si sta rivelando molto efficace e l’idea di poter aiutare qualcuno a ritrovare il sorriso di un respiro profondo mi rende oltremodo felice. Mi fa sentire utile, una volta tanto…ma tutti noi possiamo esserlo, in ogni momento. Basta volerlo. Basta non girarsi dall’altra parte. Perché questo nemico strisciante non ha solo reso precarie tutte le nostre certezze, ma ha tarpato le ali a tanti che all’improvviso hanno visto svanire tutte le prospettive, soprattutto di lavoro, cacciandoli in un vicolo cieco e buio. Privandoli anche della fantasia. E sicuramente ce ne sono tante di queste persone nelle vite di tutti noi, anche se spesso facciamo finta di dimenticarcene. E allora lo ribadisco: non voltiamoci dall’altra parte, aiutiamoli. Ognuno come può. Perché da questa surreale esperienza anche i meno avveduti hanno sicuramente imparato almeno a resettare, anche solo inconsciamente, il concetto di “indispensabile”. Di tante “cose” abbiamo fatto a meno senza grandi patimenti, ma rinunciare ad un abbraccio, ad un sorriso rubato, allo stupore ed ai colori della natura che senza di noi rinasceva, quello no, quello sì che ci è mancato, molto più di come potevamo immaginare. E allora tutto il superfluo ce lo possiamo risparmiare e magari aiutare chi davvero all’improvviso ha cominciato a non farcela più, ha sentito il terreno repentinamente sgretolarsi, sbriciolarsi sotto i piedi. Un antico proverbio africano dice: “Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme”. Questo è il momento in cui dimostrare che in fondo a qualsiasi tunnel c’è sempre una luce, l’unica che più salvarci, anche se può apparirci molto fioca: quella della solidarietà. Nessuno si senta escluso o accampi alibi improbabili: chi vuole può aiutare gli altri, al di là delle facili parole. Nel “Re Lear” del grande Bardo Cordelia rifugge le moine, non vellica il padre sovrano potente, ma è l’unica figlia ad accoglierlo quando tutti lo rifuggono. Chi ha bisogno spesso non lo dice. Ma noi lo capiamo, non aspettiamo che ce lo chieda. E’ nel momento del bisogno che le persone si rivelano davvero per quello che sono. Rinchiudersi ancor di più nel proprio egoismo, con lo stucchevole alibi delle rinunce patite in appena tre mesi, ci renderebbe tutti ancora più vulnerabili ed a rischio. Questo è il periodo più pericoloso, a mio parere. Perché il nostro subdolo nemico non è svanito, anzi. Si è solo acquattato per vedere quanto siamo inavveduti. Potremo sconfiggerlo solo se sapremo essere seriamente responsabili, come ho già scritto nei due post precedenti. Spesso ho sfidato la vita in tanti modi, ma non è il momento. Riprendiamo a mordere il tempo, a grattare la polpa dei nostri giorni, ma facendo attenzione alla buccia, con un po’ di prudenza. In giro, però, vedo tanta gente senza mascherine, disinvolta e sprezzante, che si fa beffe delle distanze e delle più banali precauzioni. Purtroppo spesso non si impara fin quando non si è colpiti in prima persona. Io sono stato molto fortunato, sono guarito dopo oltre un mese e mezzo e addirittura oggi ho potuto donare il plasma immune. Ma non dimenticherò mai i giorni quando ero sul ciglio del burrone, aggrappato ad un’ombra di fiato…basta un attimo…