Dopo il coma, il risveglio di Alberto Scagni, il commovente incontro con la madre”

Alberto Scagni, detenuto per l’omicidio della sorella, si risveglia dal coma indotto dopo un’aggressione in carcere. Un momento ricco di emozioni tra lui e la madre, nonostante il terribile passato.

Il 13 dicembre segna un momento significativo per Alberto Scagni, che esce dal coma farmacologico. Scagni, condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio di sua sorella Alice nel 2022, è stato vittima di un’aggressione brutale il 22 novembre da parte di due detenuti. Ha subito gravi lesioni facciali, richiedendo due interventi chirurgici e un periodo prolungato in coma farmacologico.

L’aggressione e le cure

Durante la sua detenzione, Scagni ha affrontato un’aggressione durata tre ore, dove è stato colpito in faccia con uno sgabello da due detenuti marocchini. Il personale carcerario è riuscito a salvarlo, ma a causa delle ferite gravi, è stato necessario il coma farmacologico per permettere la sua guarigione. Durante il suo ricovero, è stato sottoposto a due operazioni chirurgiche per trattare le fratture complesse che aveva subito.

Emozioni e sostegno della madre

Nonostante il delitto che ha visto suo figlio come colpevole, la madre di Scagni non ha mai perso la speranza e ha continuato a sostenerlo. Al suo risveglio, lei era lì ad attenderlo, segnando un momento emotivo di lacrime e abbracci. Questo momento sottolinea la complessità dei legami familiari e il supporto incondizionato di una madre, nonostante le circostanze difficili. La donna, inoltre, ha criticato le autorità per non aver fornito un adeguato supporto psichiatrico a Scagni, sottolineando che ciò avrebbe potuto prevenire l’omicidio. Queste le sue parole: “Io, mamma di una giovanissima mamma uccisa, tre ore dopo aver allattato, oggi sto in pena per la vita del suo omicida. A volte nemmeno io so come faccio a tenermi ancora in piedi”.

E poi ha proseguito così: “Se Alberto fosse stato messo per tempo in Tso, in una situazione di sua sicurezza psichica, non avrebbe avuto il delirio che lo ha portato a fare quello che ha fatto. Il 112 non ha fatto nulla quando lo abbiamo chiamato, non ha cercato Alberto. Cosa fanno le forze di polizia quando vengono sollecitate? È aberrante quello che è capitato a noi e che continua a capitare”.