Sud Corea, accusa chiede pena di morte per comandante traghetto naufragato

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Una delle più grandi tragedie del mare avvenne il 16 aprile scorso in Sud Corea a causa del naufragio di un traghetto che aveva a bordo tantissimi studenti che erano di ritorno da una gita scolastica.

In Sud Corea, per quell’immane tragedia del mare, si sta svolgendo in questi giorni il processo che vede come imputati il capitano del traghetto e altri ufficiali addetti al comando della nave.

Furono 300 i passeggeri che annegarono nelle gelide acque del mar del Giappone.

Il traghetto, denominato Sewol, per cause in corso di accertamento, si ribaltò nelle vicinanze dell’isola di Byeongpung.

Gli imputati del processo penale sono il capitano Lee Joon-Seok di 68 anni e alcuni ufficiali di bordo.


L’accusa, durante l’ultima udienza, ha chiesto per il comandante Lee Joon-Seok la pena di morte, ancora in vigore in Sud Corea.

Il reato per il quale è imputato il capitano Lee Joon- Seok è “omicidio aggravato da negligenza”.

Anche per gli altri membri dell’equipaggio l’accusa ha chiesto pene esemplari.

Per i tre membri dell’equipaggio, invece, è stato chiesto l’ergastolo perché rei di aver abbandonato la nave allontanandosi con una scialuppa di emergenza subito dopo il naufragio.

Per gli altri ufficiali del traghetto Sewol sono state chieste pene dai 15 ai 30 anni di carcere.

L’ultima udienza del processo del naufragio del traghetto Sewol si terrà a novembre e, in quell’occasione i giudici renderanno pubbliche le eventuali condanne inflitte agli imputati.

Le testimonianze che alcuni passeggeri del Sewol che sono riusciti a salvarsi dal naufragio hanno reso durante il processo sono state agghiaccianti.

I testimoni hanno riferito che gli uomini dell’equipaggio avevano consigliato loro di non abbandonare la nave ma di rientrare nelle proprie cabine in attesa che il traghetto riprendesse la navigazione.