Lavoratori alla Crusà Neira di Savigliano: “Renzi in miniera, Poletti in fonderia”

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Vibranti proteste ieri alla Crusà Neira di Savigliano, in provincia di Cuneo, contro il ministro del lavoro Poletti.

Molti lavoratori hanno a lungo fischiato il ministro Poletti che era ospite ad un convegno durante il quale si doveva discutere sulla riforma del lavoro e sul Jobs Act.

All’incontro sulla nuova riforma del lavoro, che è stata approvata al Senato ed ora dovrà essere esaminata dalla Camera, erano presenti anche alcuni rappresentanti della politica locale.

La protesta di un centinaio di persone, lavoratori e pensionati, si è protratta per tutta la durata dell’incontro.


I protestanti hanno anche inscenato degli slogan ad effetto come “Renzi in miniera, Poletti in fonderia”.

La protesta è stata organizzata per rendere pubblico il disappunto dei lavoratori e dei pensionati della provincia di Cuneo sulla nuova riforma del lavoro e, soprattutto, contro il Jobs Act che prevede per i neo assunti la cancellazione per tre anni dell’articolo 18.

Gliuliano Poletti al convegno ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Un paese senza responsabilità è un paese che ha fatto male il suo lavoro. Questo paese ha bisogno di ricostruire la sua credibilità e l’impegno di ogni cittadino è ritrovare la responsabilità individuale. A questo paese serve qualcuno che si prenda le responsabilità e qualche rischio. Costruendo politiche attive e complesse. Io sono pronto a prendermi questo rischio e con me tutto il governo”.

Il titolare del dicastero del lavoro ha anche detto che: “Questo paese non è vicino all’impresa, perché l’impresa è un rischio. Dobbiamo iniziare a stare dentro dinamiche precise e regolarizzate come quella europea. I primi frutti del nostro lavoro stanno già arrivando seppur lentamente: negli ultimi 6 anni abbiamo perso un milione di lavoratori, negli ultimi 6 mesi ne abbiamo recuperati 150.000.”

Le polemiche sulla riforma del lavoro non cessano anzi, con il passare dei giorni, sembrano aumentare.

Il governo dovrà superare alla Camera un duro banco di prova con le votazioni sull’approvazione definitiva della riforma del lavoro.

La minoranza dei democratici è stata chiara questa volta: anche se il governo dovesse porre la fiducia sul provvedimento sul lavoro,  voteranno contro aprendo di fatto la strada verso la scissione nel Partito Democratico.