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Manovra finanziaria: aumentano gli stipendi dei ministri, tutto rinviato per il ceto medio

Il governo affronta critiche per l’aumento degli stipendi ai ministri non eletti, mentre il taglio Irpef per i redditi medi è rimandato al futuro.

I ministri beneficiano di aumenti, ma il ceto medio resta escluso

Ad Atreju, l’evento annuale di Fratelli d’Italia, il governo è stato messo sotto pressione per la recente proposta di aumento degli stipendi a ministri, viceministri e sottosegretari non eletti, pari a oltre 7mila euro mensili. Al tempo stesso, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato che nella legge di bilancio non ci saranno tagli all’Irpef per il ceto medio, ovvero per chi guadagna tra 28mila e 50mila euro l’anno.

“Le risorse recuperate con il concordato preventivo biennale non sono sufficienti per una riduzione dell’aliquota”, ha dichiarato Leo, che ha comunque difeso il meccanismo del concordato come utile per far emergere l’evasione fiscale sommersa. Ha poi lasciato aperta la possibilità di interventi futuri: “Vedremo l’anno prossimo, uno degli obiettivi rimane ridurre la tassazione sul ceto medio”. Tuttavia, nessuna certezza è stata fornita riguardo ai tempi.

Il dibattito sulla manovra, che secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe richiesto “sacrifici a tutti”, ha sollevato critiche su quella che appare come una discrepanza tra gli impegni dichiarati e le scelte concrete.

Crosetto e altri esponenti politici rispondono alle polemiche

Tra i principali beneficiari dell’aumento c’è il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha commentato con apparente distacco: “Mi è totalmente indifferente”. La misura, secondo Crosetto, è stata concepita per equiparare gli stipendi dei ministri senza indennità parlamentari a quelli dei deputati. Tuttavia, questa posizione non ha placato le critiche sull’opportunità del provvedimento.

Più deciso nel difendere l’aumento è stato Marco Osnato, presidente della commissione Finanze alla Camera e deputato di Fratelli d’Italia, che ha minimizzato l’importanza del tema: “Se pensiamo che questo sia il problema del Paese, evidentemente non ce ne sono altri”. Inoltre, ha ribadito che chi ricopre incarichi di responsabilità debba ricevere una giusta remunerazione: “Chi lavora va pagato”.

Le polemiche si concentrano anche sul messaggio inviato al Paese. Mentre i cittadini affrontano difficoltà economiche, l’aumento degli stipendi per alcuni membri del governo è percepito come un segnale controverso, soprattutto in un contesto di risorse limitate per interventi fiscali più ampi.