L’accusa di Giuseppe Cruciani “A Vincenza io e Vannacci abbiamo rischiato di essere picchiati”
Giuseppe Cruciani si oppone alla nuova norma introdotta dal Comune di Lodi, che impone una dichiarazione antifascista per affittare sale pubbliche. L’associazione organizzatrice dell’evento con il giornalista rifiuta di firmare e annuncia il cambio di sede.
La norma antifascista e il rifiuto di Cruciani
A Lodi, l’amministrazione comunale ha introdotto una nuova regola che impone a chiunque voglia affittare una sala pubblica per un evento di firmare una dichiarazione di antifascismo. Una disposizione che ha già acceso il dibattito e provocato reazioni nette, come quella di Giuseppe Cruciani, giornalista e conduttore radiofonico, noto per le sue posizioni polemiche contro il politicamente corretto.
Il primo caso concreto si è presentato con la presentazione del libro Via Crux. Contro il politicamente corretto, organizzata da Lodi Liberale, associazione culturale attiva da oltre un decennio. L’evento, in programma venerdì, avrebbe dovuto svolgersi in una sala comunale, ma la richiesta di firmare la dichiarazione ha portato a una rottura netta.
“Col c…o che la firmo. Io non firmo nulla“, ha dichiarato Cruciani, spiegando il suo rifiuto. Anche Lodi Liberale ha annunciato che non sottoscriverà alcun documento e che troverà un’altra location per la presentazione.
La reazione di Cruciani: “Scelta illiberale e senza logica”
Il conduttore de La Zanzara ha criticato aspramente la decisione del Comune, sostenendo che sia una misura priva di senso pratico e contraria ai principi di libertà:
“Penso che ci siano cose ben più importanti cui un sindaco e una giunta debbano pensare. Firmare una carta per entrare in sala? Ma dai… La sinistra riesce sempre a incartarsi su queste cose”, ha dichiarato.
Cruciani ha poi contestato l’idea stessa di imporre un atto formale per dichiarare il proprio antifascismo:
“Ha senso parlare di tutto, ci mancherebbe altro, ma non ha senso imporre l’obbligo di dichiararsi antifascisti per presentare un libro. È solo una questione di bandiera”.
Il giornalista ha anche sottolineato l’incongruenza della norma, affermando che basterebbe una firma per aggirarla: “Se un’associazione di estrema destra firma e poi dichiara di essere fascista? Che fai, chiami la polizia?”.
Il precedente di Vicenza e il rischio di nuovi divieti
Cruciani ha ricordato quanto accaduto a Vicenza, dove il Comune ha imposto misure restrittive dopo le tensioni scoppiate attorno alla presentazione del libro di Roberto Vannacci.
“Quel teatro era circondato da gente che voleva assalirci e picchiarci. È stata necessaria la presenza della Digos per garantire l’evento. E il sindaco cosa ha fatto? Ha reintrodotto la clausola antifascista per gli eventi futuri…“, ha dichiarato.
La polemica sembra destinata a proseguire, con il Comune di Lodi che difende la sua scelta mentre le critiche sulla libertà di espressione si moltiplicano.