Bologna, mangia salmone contaminato e finisce in coma: nessun risarcimento per la donna
Dopo due anni di sofferenze e invalidità, la 63enne non riceverà alcun indennizzo. La ditta importatrice del pesce sotto processo per lesioni colpose e commercio di alimenti nocivi.
Il caso: salmone contaminato e coma
Era un normale pasto in famiglia quello che ha cambiato per sempre la vita di una donna di 63 anni a Bologna. Due anni fa, la signora aveva acquistato quattro confezioni di salmone affumicato sottovuoto in un supermercato della periferia della città. Dopo averlo aggiunto all’insalata e consumato, la situazione ha preso una piega drammatica.
Il giorno successivo, la donna ha iniziato ad accusare sintomi inspiegabili, che sono rapidamente peggiorati fino a richiedere il ricovero d’urgenza in terapia intensiva al Policlinico Sant’Orsola. La diagnosi è stata devastante: meningite, polmonite bilaterale, crisi epilettiche, trombosi e problemi cardiaci. Nel giro di poco tempo, è entrata in coma.
Dopo 20 giorni di terapia intensiva e un lungo periodo di riabilitazione, la donna è riuscita a riprendersi, ma con gravi danni permanenti. Per mesi ha vissuto su una sedia a rotelle, con un’invalidità iniziale del 100%. Oggi la sua capacità motoria è migliorata, ma le conseguenze della malattia la accompagnano ogni giorno.
“Non posso correre, faccio fatica a camminare e respirare. Spesso non ricordo le parole e non riesco a salire i gradini troppo alti. Per arrivare alla fermata dell’autobus devo partire molto prima. La mia vita è stata stravolta e continua a esserlo”, ha raccontato la donna.
Nessun risarcimento per la vittima
Nonostante l’AUSL di Bologna abbia confermato la presenza di Listeria monocytogenes nel salmone – con una concentrazione di 3 milioni di unità per grammo – e la ditta importatrice sia finita sotto inchiesta, la 63enne non riceverà alcun risarcimento.
L’assicurazione dell’azienda ha rifiutato qualsiasi indennizzo, lasciando la donna a far fronte da sola alle spese mediche, tra farmaci e fisioterapia. “È vergognoso. Dovrebbero ricoprirmi d’oro per tutto quello che ho passato”, ha dichiarato.
Nel frattempo, il suo grado di invalidità è sceso al 35%, ma le difficoltà nella vita quotidiana rimangono.
Il processo e le accuse
A seguito delle analisi e delle indagini, la Procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per il legale rappresentante della ditta importatrice, con sede ad Ancona. Le accuse sono lesioni colpose gravi e commercio di alimenti nocivi.
Il caso ora passa al vaglio della giustizia, ma per la donna resta l’amarezza di non aver ottenuto nemmeno un risarcimento per le gravi conseguenze subite.