Affondo di Saviano contro Salvini: “Mi teme, traditore. Il mio disprezzo è immenso”
Nuovo affondo di Roberto Saviano contro Matteo Salvini: lo scrittore critica la decisione del ministro di testimoniare in videoconferenza nel processo per diffamazione.
Lo scontro in tribunale
Il confronto tra Roberto Saviano e Matteo Salvini si sposta nuovamente in aula. Lo scrittore, già sotto processo per diffamazione ai danni del ministro delle Infrastrutture, ha attaccato duramente la decisione del leader della Lega di farsi ascoltare in videoconferenza nel procedimento in cui è parte civile.
“Salvini ha tutta la necessità di scappare per non venire a farsi interrogare dalla mia difesa“, ha dichiarato Saviano. “Stiamo parlando di una persona che ha un profilo antidemocratico e figuriamoci se rispetta questo tribunale. Vuole farsi ascoltare in videoconferenza, privilegio che gli verrà accordato, ma se lavora a Roma, perché non venire? Chiaramente teme”.
Le accuse dello scrittore
Saviano non si è limitato a contestare la modalità di deposizione di Salvini, ma ha rilanciato accuse più pesanti sul suo ruolo politico:
“Il mio disprezzo per lui è immenso, lo considero un traditore della democrazia, un nemico dentro le istituzioni che sta portando questo Paese a una deriva pericolosissima. Lo considero una minaccia per la democrazia”.
Lo scrittore ha ribadito di sentirsi nel mirino del leader della Lega:
“Cerca di intimidirmi in ogni modo, le sue minacce sono costanti. È vergognoso avere un ministro come lui”.
Le critiche alla stampa e alla politica
Saviano ha poi allargato il suo attacco parlando di un presunto sistema di delegittimazione orchestrato dalla destra:
“Io punito? È esattamente quello che fanno: attacchi, dossieraggi, usano i loro giornali come strumento di squadrismo. Tolgono le risorse per difendersi, sono persone pericolose, lo dico da tempo”.
Infine, ha ipotizzato che Salvini avrebbe voluto una condanna per trarne vantaggio politico:
“Questo è solo un pezzo del percorso di Salvini, che ce l’ha con la magistratura perché non lo hanno condannato. A lui serviva una condanna per rilanciarsi, è una figura ormai marginale. Comunque lo aspetto qui, come sempre”.
Il contesto del processo
Il procedimento contro Saviano nasce da dichiarazioni rilasciate nel 2020, quando lo scrittore definì Salvini “ministro della mala vita” in merito alle politiche migratorie. Il vicepremier lo ha querelato, chiedendo che venga riconosciuta la diffamazione. La scelta di testimoniare a distanza ha riacceso lo scontro tra i due, con Saviano che vede in questa decisione un tentativo di sottrarsi al confronto diretto in aula.