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Meloni risponde a tono a Renzi in Senato: “Me ne andrei, ma non farò mai quello che ha fatto lei”

Botta e risposta infuocato tra la premier e il leader di Italia Viva sul premierato e le dimissioni. Meloni: “Il premierato resta la madre di tutte le riforme”

Meloni torna in Senato per il Question Time

Dopo oltre un anno e mezzo, Giorgia Meloni è tornata nell’Aula di Palazzo Madama per rispondere alle interrogazioni parlamentari nel corso del Premier Question Time. Temi centrali: difesa, immigrazione, riforme costituzionali, bollette, dazi e accordi energetici. Ma a catalizzare l’attenzione è stato soprattutto il vivace scontro con Matteo Renzi, che ha sollevato la questione delle riforme e delle eventuali dimissioni in caso di bocciatura referendaria.

Il duello con Renzi sul premierato

Il leader di Italia Viva, salito in Aula come terzo oratore, ha provocato la presidente del Consiglio: “Il premierato è diventato la suocera di tutte le riforme, nessuno ne parla più. Lei ha detto che non si dimetterà se i cittadini bocciano una legge del Parlamento. Ma davvero pensa che conti più il voto delle Camere di quello popolare?”.

La replica della premier non si è fatta attendere: “Dipenderà dal Parlamento, ma la maggioranza è determinata a procedere con il premierato, che io considero ancora la madre di tutte le riforme, e con il ddl sulla giustizia”. Poi, sul tema delle preferenze elettorali, Meloni ha confermato la sua disponibilità a introdurle in una futura riforma.

Quando Renzi ha toccato il tasto delle dimissioni in caso di sconfitta referendaria, la presidente ha colpito duro: “Me ne andrò anche volentieri, ma non farò mai ciò che ha fatto lei”. Un chiaro affondo alla mancata uscita dalla politica dell’ex premier dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 2016, nonostante le promesse pubbliche.

Difesa, Nato e rapporti con gli USA

Tensione anche nel confronto con i senatori di Alleanza Verdi-Sinistra, che hanno accusato il governo di aver promesso 40 miliardi agli USA. Meloni ha smentito con decisione: “È un calcolo totalmente inventato. Forse vi riferite all’impegno Nato sul 2% del Pil in spese militari, ma non è stato preso da questo governo”. La premier ha ribadito la necessità di rafforzare le capacità difensive dell’Europa, citando anche il “fianco Sud dell’Alleanza”, strategico per il nostro Paese.

Nel 2025, ha precisato, l’Italia rispetterà gli impegni presi a Washington dieci anni fa, raggiungendo il 2% del Pil in spese militari. “La libertà ha un prezzo”, ha concluso, rivendicando la linea di responsabilità in materia di difesa e sicurezza.

Lodi internazionali e clima teso in Aula

A fare da sfondo alla giornata politica anche i recenti elogi della stampa tedesca al governo italiano. Un riconoscimento internazionale che Meloni ha definito significativo, sottolineando i risultati su economia, sicurezza e immigrazione. Ma dentro l’Aula, il clima è stato tutt’altro che celebrativo.

Dal botta e risposta con Renzi agli affondi di Calenda e AVS, il Premier Time ha confermato quanto il governo sia saldo nei numeri, ma sotto assedio retorico da parte delle opposizioni. Una sfida che Meloni ha accettato senza sottrarsi, tra frecciate personali, riforme istituzionali e affermazioni di principio. E l’affondo finale al suo ex rivale del 2016 ha lasciato il segno.