Minacce a Piero Fassino, bufera su un consigliere Pd di Cagliari: “Ad ammazzarlo non si fa peccato”
Il consigliere comunale Davide Carta finisce nella bufera per un commento shock contro Fassino. Poi le scuse: “Frase surreale, tratto da un vecchio adagio”
Commento choc sui social: “Ad ammazzarlo non si fa peccato”
Un post pubblicato su Facebook da Carlo Augusto Melis-Costa, attivista molto noto nei circuiti culturali di Cagliari, ha scatenato una tempesta politica all’interno del Partito Democratico. L’obiettivo dell’attacco era l’ex ministro ed esponente Pd Piero Fassino, accusato dal promotore del post di non aver partecipato a un momento di commemorazione alla Camera dedicato alle vittime di Gaza.
“L’impronunciabile Fassino, uomo ormai fuso con la poltrona politica, consumatore abusivo di ossigeno”, ha scritto Melis-Costa. Parole già forti, ma che sono diventate gravissime nei commenti successivi, dove il consigliere comunale Davide Carta, anch’egli del Pd, ha aggiunto: “Ad ammazzarlo non si fa peccato”. Una frase breve, lapidaria e priva di ironia, che ha rapidamente fatto il giro del web, scatenando una dura ondata di polemiche.
Il tentativo di spiegazione e le scuse pubbliche
Dopo la diffusione virale del commento, Carta ha cercato di chiarire la sua posizione con una lunga dichiarazione pubblica: “A chi oggi mi chiede conto di quelle parole, rispondo con la coerenza di una storia politica lunga quarant’anni, che affonda le radici nel cattolicesimo democratico e si sviluppa nell’area democratico-progressista. Una storia che testimonia il mio rispetto incondizionato per la vita umana, a prescindere dalla nazionalità, dal credo o dal ruolo politico”.
Il consigliere ha poi aggiunto: “Essere dalla parte dei diritti umani non è una posizione ideologica, è un dovere morale e civile. Io sono, e sarò sempre, dalla parte della pace, del dialogo e della giustizia. Non tutti, purtroppo, possono affermare lo stesso”.
Nel tentativo di giustificare la gravità della frase, Carta ha parlato di una citazione volutamente esagerata: “Il mio era un commento dai toni volutamente surreali e iperbolici, tratto da un vecchio adagio milanese che usava sempre un mio vecchio capo, per sottolineare l’assurdità di una simile posizione. E ovviamente mi dispiace che il mio commento sia stato travisato e chiedo scusa”.
L’attacco e le tensioni interne al Pd
Nel suo post originario, Melis-Costa criticava l’assenza di Fassino alla commemorazione per le vittime del conflitto israelo-palestinese, definendo la sua scelta una forma di rimozione e negazione della tragedia: “In un momento storico in cui nessuna forza politica, né di destra né di sinistra, dovrebbe avere esitazioni nel condannare con fermezza ogni forma di violenza sistematica, la scelta di non partecipare a un gesto simbolico di memoria e rispetto suona come un atto di rimozione”.
L’episodio rischia ora di aprire un nuovo fronte di tensione interna nel Partito Democratico, tra chi chiede maggiore fermezza contro linguaggi violenti anche tra i propri rappresentanti e chi invoca la necessità di distinguere tra errori comunicativi e reali intenti politici.